I sudcoreani su Kim: "Non ci fidiamo"

I sudcoreani su Kim: "Non ci fidiamo"
Diritti d'autore REUTERS/Kim-Hong-Ji
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Di Cristiano Tassinari
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Nonostante una manifestazione al grido di "Una Corea", i sudcoreani intervistati da Euronews non si fidano dell'annuncio di Pyongyang di fermare i test nucleari e missilistici. "Non è un paese normale", dicono. Ma qualcuno fiducioso c'é. Tra loro, anche il presidente sudcoreano Moon-Jae-In.

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Per le vie di Seul, capitale della Corea del Sud, una manifestazione punta sulla "pace, la riconciliazione e la cooperazione nella penisola coreana".
Alla manifestazione partecipano in tanti, al grido di "One Korea" (Una Corea).
Ci sono anche tanti bambini, portati dai genitori, con il disegno della Corea unificata su una guancia.

Ma nonostante questa voglia di "una sola Corea", l'annuncio da parte della Corea del Nord di fermare i test nucleari e missilistici è stato accolto con scetticismo da molti sudcoreani, che sottolineano il rischio politico del presidente della Corea del Sud, Moon-Jae-In, in questo tortuoso percorso per la pace nella penisola coreana.

"Una dichiarazione è solo una dichiarazione, il cambio di regime è essenziale", dice una ragazza, studentessa a Seul: "a meno che non ci sia un cambiamento nel suo sistema dittatoriale, non penso che possiamo fidarci completamente di ciò che la Corea del Nord dice, non è un paese normale. Non credo che possiamo costruire normali relazioni diplomatiche, né la nostra sicurezza può essere garantita".

La ragazza rilascia l'intervista a Euronews.

A Seul la vita sembra scorrere nella più assoluta normalità. L'annuncio di Kim-Jong-Un non ha distolto i sud-coreani dai pensieri delle loro attività di tutti i giorni

"A mio parere, la dichiarazione della Corea del Nord riguardo alla sospensione degli esperimenti nucleari e alla chiusura dei siti di test nucleari è fittizia", dice un ex ufficiale, che ha lavorato per sei anni nell'esercito di Seul, di stanza al confine con la Corea del Nord. "Non mi fido di ciò che dicono, sono ipocriti e penso che lo stiano facendo solo per evitare ulteriori guai, causati dalla pressione internazionale e dalle eventuali sanzioni".

L'ex ufficiale dell'esercito di Seul è arruolato tra gli scettici.

"Io, invece, sono molto fiducioso", aggiunge un passeggero, di transito alla stazione di Seul. "Penso che questa decisione sia diventata finalmente l'occasione per migliorare il rapporto tra Sud e Corea del Nord".

"Io, invece, sono fiducioso", dice questo giovane.

Chi avrà ragione? Gli scettici o i fiduciosi?
In attesa della prova dei fatti, il futuro di un'unica Corea è ancora molto lontano.
Ma ora tutti attendono con curiosità - e speranza -
l'incontro tra Kim e il presidente americano Trump.

Reuters/Kim Hong-Ji
Un momento della manifestazione "One Korea" a Seul.Reuters/Kim Hong-Ji

La storia delle due Coree

La penisola coreana è divisa fra i due grandi Stati che la compongono: la Repubblica Democratica Popolare di Corea, comunemente denominata Corea del Nord; e la Repubblica di Corea, chiamata anche Corea del Sud: due Stati diversissimi per sistema economico e forma di governo e a lungo ostili. I due Stati, nati al termine della Seconda Guerra Mondiale e protagonisti della Guerra di Corea (1950-1953), sono tecnicamente ancora in stato di guerra tra di loro.

La Guerra di Corea scoppiò nel 1950 a causa dell'invasione della Corea del Sud, strettamente alleata degli Stati Uniti, da parte dell'esercito della Corea del Nord comunista.
L'invasione determinò una rapida risposta dell'ONU: su mandato del Consiglio di sicurezza dell'ONU, gli Stati Uniti, affiancati da altri 17 Paesi, intervennero militarmente nella penisola per impedire una rapida vittoria delle forze comuniste.
Con gli Stati Uniti alle spalle della Corea del Sud e l'Unione Sovietica ad appoggiare più o meno segretamente la Corea del Nord, quella guerra - che causò quasi 3 milioni di vittime, fra morti, feriti e dispersi, moltissimi dei quali civili - **viene ricordata anche come la prima sfida a distanza USA-URSS nel periodo della cosiddetta Guerra Fredda. 
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