Italia: parti dello Stato trattarono con la mafia

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Diritti d'autore REUTERS/Alessandro Garofalo
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Condannato a dodici anni l'ex senatore Marcello Dell'Utri, assolto l'ex ministro Nicola Mancino, Condannati anche gli ex vertici dei Ros

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Parti dello Stato italiano trattarono con la mafia per far cessare l'ondata stragista che insanguinò il Paese nel biennio 1992-94.

Lo afferma la prima sentenza, nell'aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo, di quello che è ritenuto uno dei processi più controversi degli ultimi anni.

Dodici anni per gli ex generali Mario Mori e Antonio Subranni, dodici anni per l'ex senatore Marcello Dell'Utri, 8 anni per l'ex colonnello Giuseppe De Donno. Massimo Ciancimino, il supertestimone del processo, è stato condannato a 8 anni per calunnia nei confronti dell'ex capo della polizia Gianni De Gennaro.

Ventotto anni per il boss Leoluca Bagarella. Assolto l'ex ministro Nicola Mancino, perché il fatto non sussiste. Il processo, nel 2012, ha sfiorato anche i saloni del Quirinale, quando furono registrate quattro telefonate proprio tra Nicola Mancino e l'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La Consulta ordinò la distruzione di quelle intercettazioni.

Le indagini dei pm hanno attraversato oltre quattro decenni di storia italiana, in un percorso in cui il biennio stragista del 1992-94 ha rappresentato uno spartiacque.

Tra i nove imputati figurava anche il boss di Cosa Nostra Totò Riina, deceduto lo scorso 17 novembre.

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