8 milioni al voto per rinnovare il parlamento composto da una camera unica di 199 seggi
8 milioni di ungheresi alle urne dove oggi si vota per rinnovare il parlamento composto da una camera unica di 199 seggi. Grande favorito Viktor Orban che con circa il 50% potrebbe essere riconfermato.
Nei suoi comizi e manifesti ha impostato la sua campagna sulla lotta all'immigrazione, accusando il filantropo e finanzierie Soros di aver favorito, quella che ha definito "l'invasione islamica".
Questa mattina il premier uscente ha votato nella captiale Budapest insieme alla moglie. Qui nonostante i consensi di cui gode sono i molti ad avere pareri discordanti sull'efficacia delle sue politiche soprattutto nei riguardi dell'Europa.
A seguire nei sondaggi Jobbik il partito dell'ultra destra di Gabor Vona e la coalizione verdi-socialisti di Gergely Karacsony.
Nonostante l'emorragia dei consensi (nel 2010 ottenne il 53%, nel 2014 il 45%) Orban e il suo partito Fidesz, gode ancora del forte appoggio non tanto delle elite cittadine filoeuropee, quanto dei ceti medio bassi delle periferie e delle zone rurali.
E' diventato il leader dell'Europa illiberare, il riferimento del cosidetto gruppo di Visegrad, il gruppo dei paesi eursocettici contrari alle politiche di Bruxelles e soprattutto al meccanismo "delle quote" previsto dal programma per la ridistribuzione dei migranti.
Ha conquistato l'amicizia con Valdimir Putin ed è stimato dai movimenti populisti europei e non solo. Apprezzato da alcuni partiti della destra del vecchio continente si è guadagnato anche il rispetto del presidente staunitense Donald Trump.
Orban va fiero dei grandi cambiamenti che con le sue politiche ha avviato nel paese. La retorica del nazionalismo dal premier è stata utilizzata per rifondare l'idea stessa di democrazia. I valori di patria e identità nazionale sono diventati nella sua visione più importanti della liberta delle persone.
La sua riforma della costituzione da qualcuno definita "il golpe bianco" è entrata in vigore senza consultare le altre forze politiche, ignorando gli avvertimenti e i solleciti ad un ripensamento da parte degli altri partner europei.