Russia, migranti e libertà di stampa: le cose da sapere sulle elezioni in Ungheria

Russia, migranti e libertà di stampa: le cose da sapere sulle elezioni in Ungheria
Diritti d'autore Proteste studentesche contro il governo a Budapest in occasione della festa nazionale, 15 marzo REUTERS/Marko Djurica
Diritti d'autore Proteste studentesche contro il governo a Budapest in occasione della festa nazionale, 15 marzo REUTERS/Marko Djurica
Di Chris HarrisRita Palfi
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Perché il voto di domenica 8 aprile è importante per l'intera Europa

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Il Paese considerato come una delle roccaforti del populismo in Europa, l'Ungheria di Viktor Orban, torna alle urne domenica 8 aprile per le elezioni politiche. La "bestia nera" di Bruxelles è il candidato favorito della consultazione: il suo partito conservatore, Fidesz, è in netto vantaggio nei sondaggi forte soprattutto del sostegno nelle zone rurali del Paese.

Ecco una breve guida alle elezioni ungheresi, ai candidati e al valore che questo voto ha per l'intero continente. 

I principali partiti e candidati

  • Fidesz è il partito di Orban che guida l'Ungheria alleato con i cristiano-democratici (KDNP) dal 2010. Orban, 54 anni, è co-fondatore del partito che esiste fin dagli anni della transizione democratica (1988) ed è stato eletto per la prima volta primo ministro 10 anni più tardi. 

  • Jobbik è probabilmente il partito di estrema destra più famoso d'Europa. Accusato di neonazismo e antisemitismo, ha ottenuto il 20% dei voti alle elezioni generali di 4 anni fa. Guidato da Gabor Vona, si descrive come "radicale e patriottico" ma gli esperti ritengono che ultimamente ci sia stato uno sforzo per presentarsi con proposte più moderate per strizzare l'occhio al voto moderato; 

  • I socialisti: il partito socialista ungherese (MSZP) è un'evoluzione del Partito Ungherese dei Lavoratori Socialisti, ovvero il partito comunista che ha guidato il Paese dal 1956 al 1989. Corre insieme ai liberali di Dialogo (Parbeszed) e, più o meno come Jobbik, è dato al 15% delle preferenze; 

  • La Politica Può Essere Diversa (LMP): i Verdi ungheresi fa campagna intorno a temi ambientalisti. Mira a riformare la politica ed eradicare la corruzione. Attualmente dispone di 6 seggi su 199 in Parlamento; 

  • Altri: c'è un nuovo partito pro-Europa chiamato Momentum; la Coalizione Democratica liberale, guidata dall'ex primo ministro socialista Ferenc Gyurcsàny; un altro partito europeista, Insieme; e quello satirico Two-tailed Dog Party che candida una persona travestita da pollo gigante (intervistata da noi qui).

Daniel Kallo, portavoce del Parlamento Indipendente degli Studenti, durante un comizio contro Orban- 15 marzo, REUTERS/Bernadett Szabo

Perché dovrebbero interessarmi le elezioni in Ungheria?

Gli esperti affermano che il Paese stia seguendo il modello russo o turco limitando la libertà di stampa, indebolendo la democrazia e reprimendo le ONG finanziate dall'estero.

Se questa situazione dovesse continuare anche dopo le elezioni, è probabile che si verifichino ulteriori scontri con Bruxelles a causa delle accuse rivolte dall'Ungheria di appropriazione di fondi UE senza però rispettare né condividere i valori comuni in materia di diritti umani e libertà fondamentali.

Quanto a populismo, l'Ungheria è all'avanguardia in Europa  populismo: uno studio di euronews ha rilevato come la percentuale di elettori (65%) nel Paese che sostiene i cosiddetti partiti anti-sistema sia la più elevata dell'intera UE.

Le elezioni saranno quindi probabilmente un ottimo indicatore di quanto forte batta il polso populista d'Europa, ad un mese di distanza dalla vittoria dei Cinque Stelle in Italia. 

Tuttavia, mentre il populismo è apparentemente fiorente in Ungheria, secondo il centro di ricerca Pew esiste ancora un ampio e diffuso sostegno per l'UE. In uno studio del 2017 emerge che il 67% degli intervistati ungheresi guardi con favore verso Bruxelles.

Il problema dell'immigrazione

L'immigrazione è un tema chiave anche per le elezioni in Ungheria, Stato che dal 2015 è al centro della crisi dei rifugiati in Europa.

In quell'anno sono state presentate 174.435 domande di asilo e solo 425 hanno ricevuto una risposta positiva da parte delle autorità ungheresi. Ma il flusso di migranti da due anni fa è rallentato drasticamente. L'anno scorso sono state presentate 3.115 domande di asilo, di cui circa un terzo quelle accolte, secondo Eurostat.

Durante una manifestazione all'inizio del mese, Orban ha dichiarato: "Le forze esterne e le potenze internazionali vogliono imporci tutto questo [l'immigrazione] con l'aiuto dei loro seguaci qui in Ungheria, e vedono le prossime elezioni come una buona opportunità. [Le potenze esterne] vogliono prendere il nostro paese. Vogliono costringerci a rinunciarvi volontariamente, per qualche decennio, in favore degli stranieri provenienti da altri continenti che non [...] rispettano la nostra cultura, le nostre leggi e il nostro modo di vivere".

I dati del governo mostrano che l'anno scorso erano 151.132 i cittadini stranieri vivevano in Ungheria, ovvero l'1,5% dei 9,8 milioni di abitanti del paese.

Allo stesso tempo, delle 23.803 persone immigrate in Ungheria nel 2016, la maggior parte proviene dall'Europa (60 per cento).

"Orban fa del suo meglio per rendere il tema dell'immigrazione il principale e più rilevante della sua campagna", ha dichiarato Robert Laszlo, esperto di elezioni del think tank Political Capital con base a Budapest.

"Gli elettori di Fidesz hanno una reale paura dei migranti e degli stranieri, temono di perdere il loro lavoro e che essi uccidano la cultura ungherese e quella europea. Eppure non hanno mai visto un migrante, perché non ce n'è nessuno. Hanno davvero paura dell'ignoto",

"Ma questa è solo una minoranza degli ungheresi. Orban ha due milioni di elettori su una popolazione di otto milioni di abitanti. La maggior parte delle persone percepisce che si tratta di una menzogna e di pura propaganda".

La posizione di Orban sull'immigrazione ha scatenato un conflitto con il capo delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid bin Ra'ad al-Hussein, che lo ha definito uno dei "razzisti e xenofobi d'Europa". L'Ungheria ha risposto dicendo che Zeid è indegno e dovrebbe dimettersi.

Gli ungheresi, tuttavia, sembrano avere preoccupazioni più pressanti dell'immigrazione.

Un sondaggio Ipsos condotto all'inizio di quest'anno ha rilevato che il 72% degli intervistati ritenga che l'assistenza sanitaria sia il problema più preoccupante. Ai controlli sull'immigrazione vengono anteposte la corruzione, l'istruzione e la disoccupazione.

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La questione Soros

Orban attribuisce il "problema" dell'immigrazione in Ungheria al filantropo George Soros.

Il miliardario ungherese è accusato di sostenere presunte ONG che promuovono i valori liberali e l'apertura delle frontiere.

All'inizio di quest'anno, il governo di Orban ha presentato un progetto di legge per 'Fermare Soros' che include una tassa del 25% sulle donazioni straniere che sostengono l'immigrazione clandestina in Ungheria. Un'altra legge mette nel mirino l'Università centroeuropea di Budapest, finanziata da Soros.

Laszlo sostiene che questa sia la prova che Orban, considerato vicino a Vladimir Putin, stia facendo diventare l'Ungheria come la Russia.

"Possiamo vedere le modalità in cui viene gestita la libertà di stampa, le ONG, gli intellettuali e le università indipendenti", aggiunge Laszlo. "Stanno seguendo passo dopo passo il modello russo".

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Libertà di stampa

Gli esperti dicono che la libertà di stampa ha sofferto di un netto declino negli ultimi anni, cosa che ha minato la democrazia e aiutato Orban a rimanere al potere.

L'Ungheria è uno dei peggiori paesi dell'Unione europea per libertà dei media. Solamente Bulgaria e Grecia versano in condizioni peggiori.

"Non posso dire che la democrazia sia morta, ma è molto più debole di qualche anno fa", ritiene Laszlo. I politici di Fidesz e il primo ministro Orban non fanno dibattiti pubblici con i politici di opposizione".

"Abbiamo ancora i nostri canali, ma la direzione presa è pessima. Ci sono molti giornali locali indipendenti, ma ora sono sotto il controllo di persone vicine al Primo Ministro".

Chi può vincere?

Fidesz ha un chiaro vantaggio nei sondaggi d'opinione, seguito dal partito di estrema destra Jobbik e dal partito socialista ungherese.

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Laszlo ha detto che una vittoria per Fidesz è lo scenario più probabile. Secondo i critici, il partito avrebbe cambiato le circoscrizioni elettorali nel 2013 a proprio vantaggio.

András Bíró-Nagy, analista politico di Policy Solutions, un think.tank ungherese, ha dichiarato: "Ci vorrebbe qualcosa di straordinario perché il partito Fidesz non vincesse le elezioni politiche".

Come è riuscito Orban a galvanizzare i suoi sostenitori dopo tanto tempo al potere in Ungheria?

"Fidesz vive di un'ondata di odio alimentata nella società ungherese contro i migranti, i liberali e, sempre più, contro chiunque sia in disaccordo con la sua politica".

"Il tema generale del governo ungherese è quello della protezione a tutti i livelli - da 'Bruxelles' e altri tentativi di 'dominazione straniera', dal 'Piano George Soros' e dalla concomitante 'invasione musulmana dell'Ungheria cristiana', dalle multinazionali e dai 'nemici nazionali' che cercano di 'minare' l'Ungheria".

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"Combinato con una solida performance economica, compreso un tasso di crescita rispettabile - anche se uno dei più bassi in una regione in forte espansione e alimentato dai fondi dell'Unione europea - Fidesz sembra essere in buona posizione per vincere le elezioni del 2018", l'analisi di Bíró-Nagy a euronews.

Mentre gli osservatori dicono che Orban non è invincibile, la realtà è che manca una personalità forte a sinistra per fare il paio con il suo carisma. Secondo Laszlo, la sinistra è divisa e lotta per riconquistare la fiducia del pubblico dopo che l'ex primo ministro socialista Ferenc Gyurcsany ha ammesso di aver mentito sullo stato dell'economia per vincere le elezioni.

Le personalità dell'opposizione ripongono le loro speranze in un recente exploit elettorale del governo locale di Hodmezovasarhely, una roccaforte di Fidesz. Il candidato del partito ha perso la corsa alla potlrona di sindaco a favore di un candidato indipendente sostenuto dai partiti dell'opposizione.

Si teme inoltre che i partiti parodici, creati esclusivamente per beneficiare delle sovvenzioni statali per le campagne elettorali, sottraggano voti a movimenti politici autentici.

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