Diplomatici russi espulsi, Mosca: "Reagiremo duramente, ma aperti alla cooperazione"

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Di Cristiano Tassinari
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Oltre 100 diplomatici russi espulsi da 20 paesi espulsi, in risposta alla presunta responsabilità della Russia nel caso dell'avvelenamento dell'ex ufficiale dei servizi segreti, Sergei Skripal. Ma da Mosca fanno sapere: "Reagiremo duramente, ma restiamo aperti alla cooperazione costruttiva".

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Soffiano sempre più forti i venti di una "nuova Guerra Fredda".
La vicenda dell'avvelenamento dell'ex ufficiale dei servizi segreti russi, Sergei Skripal, e della figlia Yulia non è la trama di un film di 007, ma è la drammatica realtà di questi giorni, in questi sembra di assistere ad una sfida tra la Russia e il Resto del Mondo.

Dopo continui battibecchi, accuse da una parte e dall'altra, ripicche e vendette, ora si è arrivati allo scontro frontale: più di cento diplomatici russi sono stati espulsi da venti paesi in tutto il mondo, in risposta all'attacco con un agente nervino, il Novichock, avvenuto a Salisbury, nel Regno Unito, il 4 marzo scorso, proprio ai danni di Sergei Skripal e della figlia.

Il provvedimento, che prevede il ritorno a Mosca dei diplomatici russi ritenuti essere spie, rappresenta il più duro colpo subito dalle reti di intelligence russe dai tempi della Guerra Fredda. Una Guerra Fredda che ora sembra diventare una Guerra Gelida.

Reazione o distensione?

In mattinata, tuttavia, è da registrato un intervento da parte del vice-ministro degli esteri russo Sergej Rjabkov, che getta acqua sul fuoco delle polemiche, anche se con un linguaggio della politica internazionale, da vera e propria Guerra Fredda, che può risultato oscuro: "La Federazione Russa è pronta a lavorare in modo costruttivo con gli Stati Uniti, ma la decisione di Washington di espellere i diplomatici russi non resterà senza una dura risposta", ha detto Rjabkov.
Il dubbio legittimo è: si tratta di una dichiarazione di reazione o di distensione?

Gli altri paesi

In segno di solidarietà seguito al tentato omicidio di Skripal, sedici Stati membri dell'UE (tra cui l'Italia), oltre a Ucraina, Canada e Albania - e, nelle ultime ore, anche l'Australia - si sono uniti al Regno Unito per bandire i diplomatici russi.
Altri paesi hanno annunciato analoghi provvedimenti nei confronti della Russia: l'Irlanda, la Macedonia e la Norvegia.

Diplomatici da cacciare

Non si sa bene, in realtà, con quali criteri siano stati scelti i diplomatici da cacciare (i due espulsi dall'Italia avevano colpe particolari o sono stati scelti a caso?), ma è evidente che a Mosca non staranno a guardare ed è probabile che saranno tanti i diplomatici europei e americani costretti, presto, a fare le valigie in fretta e furia. A meno che le parole del vice-ministro Rjabkov non aprano inattesi scenari di chiarimento tra la Russia e il Resto del Mondo.

Gli Stati Uniti, da parte loro, hanno espulso ben 60 diplomatici russi e ordinato la chiusura del consolato russo a Seattle.

"Una condotta inaccettabile"

"L'avvelenamento nel Regno Unito che ha portato all'annuncio di oggi è stato un'azione molto spudorata", annuncia Raj Shah, portavoce della Casa Bianca. "E' stata un'azione sconsiderata, che ha messo in pericolo non solo due persone che sono stati avvelenate, ma molti civili, molti civili innocenti e questo non è il tipo di condotta che gli Stati Uniti o gli alleati possono accettare".

La Russia, tuttavia, ha bollato l'espulsione dei diplomatici come "un gesto provocatorio" e da Mosca fanno sapere che reagiranno di conseguenza. L'ultima parola, naturalmente, spetterà al neo eletto Presidente, Vladimir Putin.

"Mossa sbagliata"

"Si tratta di una mossa molto sbagliata e molto ostile", commenta Vassily Nebenzia, ambasciatore russo alle Nazioni Unite. "C'è stata una protesta a Washington, da parte del nostro ambasciatore, quando è stato invitato al Dipartimento di Stato, e sono sicuro che continuerà a protestare".

Il ministero degli Esteri russo ha dichiarato che le espulsioni dei diplomatici sono basate su alleanze politiche internazionali piuttosto che su vere e proprie prove, denunciando "un atteggiamento ostile" nei confronti della Federazione Russa.

La Russia continua a negare qualsiasi coinvolgimento nella vicenda-Skripal.

Le condizioni di salute di Sergei Skripal, ancora ricoverato all'ospedale di Salisbury, continuano ad essere molto gravi. Del resto, come spiega ad Euronews l'inventore del gas nervino Novichock, "non ci sono cure".

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