Nanomedicina e "terapie mirate" contro l'artrosi

Nanomedicina e "terapie mirate" contro l'artrosi
Di Anne DevineauxCristiano Tassinari
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Il progetto europeo "Targetcare" ci porta a Rotterdam e a Londra, dove lavorano anche diversi professionisti italiani del settore, per scoprire le novità sui trattamenti medici contro l'artrosi e altri malanni delle nostre articolazioni.

In questa puntata della nostra trasmissione "Futuris", la collega di Euronews, Anne Devineux, ci porterà prima a Rotterdam e poi a Londra per scoprire le ultime novità sulle future terapie per l'artrosi.

"Tra ciascuna di queste vertebre, questi dischi sono preziosi per la mobilità della colonna vertebrale, ma si consumano e sono responsabili di dolori alla schiena dolorosi", spiega la nostra inviata. "E causano l'artrosi, la malattia articolare più comune al mondo. E al momento non esiste alcuna terapia. Per il futuro, questi ricercatori stanno cercando soluzioni per rigenerare le articolazioni danneggiate ".

L'artosi colpisce milioni di persone in tutto il mondo. La malattia distrugge gradualmente la cartilagine situata alla fine delle ossa.

Oggi solo i sintomi sono trattati, in particolare con antidolorifici e antinfiammatori. Nei casi più gravi, è necessario un intervento chirurgico per sostituire l'articolazione,

"Il problema piu grande è il dolore, ho molto dolore, ogni giorno, sono tutta rigida", spiega la paziente Margreet Lagendijk. "Non si può più fare quello che vuoi, come lavorare".

​"Il problema delle articolazioni è che la cartilagine si consuma: quindi c'è una degenerazione della cartilagine, le ossa si indeboliscono e l'interno dell'articolazione è infiammato", spiega il dottor Koen Bos, ortopedico. "Ci sono alcuni trattamenti per riparare i problemi localizzati della cartilagine, ma non esistono ancora tecniche per riparare completamente un'articolazione quando già soffre di artrosi".

Nei Paesi Bassi

La ricerca sull'artrosi sta comunque progredendo. L'Erasmus University di Rotterdam, in Olanda, sta contribuendo a un progetto europeo che mira a sviluppare terapie innovative. Uno degli obiettivi è rigenerare la cartilagine danneggiata.

​"In questo modo, possiamo poi riempire questo difetto con le molecole che sviluppiamo e verificare come questo trattamento riesce a migliorare o a favorire la riparazione del tessuto", ci spiega il biologo molecolare italiano Andrea Lolli. "Noi abbiamo cellule staminali già nelle articolazioni e quindi quello che facciamo è utilizzare molecole in grado di richiamare queste cellule nella sede del danno e fare in modo che queste cellule siano stimulate a produrre nuovo tessuto, tessuto sano e stabile".

​Riparare la cartilagine: la sfida è già grande, ma non ancora abbastanza. Il progetto intende sviluppare più strumenti per affrontare altri processi, come l'infiammazione.

​"Quello che cerchiamo di fare è consegnare il farmaco alla cartilagine degenerata per rigenerarla", dice Laura Creemers, vice-coordinatrice del progetto Targetcare. "E allo stesso tempo cerchiamo di inibire l'infiammazione in corso nella struttura attorno alla cartilagine che causa anche il dolore ai pazienti che soffrono di artosi".

Nel Regno Unito

L'ambizione della cosiddetta "terapia mirata" è possibile grazie alla nanomedicina.**
All'Imperial College di Londra, gli scienziati incapsulano sostanze attive in nanoparticelle, una sorta di "veicolo" che consente di depositare il farmaco nella posizione esatta.**

​"Siamo in grado di controllare la degradazione di queste nanoparticelle nel tessuto di interesse, selettivamente", spiega la chimica farmaceutica italiana Laura Massi. "E soprattutto vorremmo essere capaci di controllare la durata dell'effetto del farmaco".

​"Cerchiamo di curare o trattare un tessuto con il trattamento di cui ha bisogno e di migliorare i diversi tipi di processi in un'unica articolazione", aggiunge Laura Creemers, che - oltre ad essere vice-coordinatrice del progetto - è anche professoressa all'Università di Utrecht, in Olanda.

​Se la ricerca promette bene, tuttavia ci vorranno diversi anni prima di iniziare le prime sperimentazioni cliniche.

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