Elezioni italiane, dieci cose più o meno sorprendenti della maratona notturna

Elezioni italiane, dieci cose più o meno sorprendenti della maratona notturna
Diritti d'autore REUTERS/Alessandro Bianchi
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Di Lillo Montalto MonellaMaria Elena Spagnolo
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Alcune cose clamorose successe durante lo scrutinio delle elezioni politiche 2018

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Vi siete assopiti con lo scrutinio ancora in corso e vi siete svegliati a risultati già consolidati? Ecco alcune cose più o meno incredibili a cui abbiamo assistito durante lo spoglio delle schede, mentre voi dormivate.

++ Articolo pubblicato in notturna, in aggiornamento durante lo scrutinio ++

IL CROLLO DEL PD

Per Renzi, vittoria = essere primo gruppo parlamentare. A meno di sorprese nello spoglio del voto reale, il PD risulterà essere il terzo gruppo parlamentare sia alla Camera che al Senato (dietro M5S, Lega e Forza Italia). L'obiettivo della vigilia non è stato raggiunto, quindi il PD ha perso. Se questo è il ragionamento, quale sarà quello del segretario del Partito Democratico all'indomani del voto?

Alle 2.55 in sala stampa al Nazareno arrivano Maurizio Martina, Matteo Orfini e Lorenzo Guerini.

Il centrosinistra ha perso l'Emilia Romagna (ma non Casini e la Lorenzin)

Nell'ex roccaforte rossa d'Italia la spunta il centrodestra, prima coalizione con quasi il 34% delle preferenze. Centrosinistra fermo al 30%, M5S al 27%. Colore rosso acceso a Modena dove Beatrice Lorenzin vince l'uninominale contro Ylenja Lucaselli con uno scarto di oltre 10 punti. La sua lista, però, non canta vittoria su scala nazionale.

A Bologna, il ritrovato compagno Pier Ferdinando Casini la spunta su Elisabetta Brunelli (centrodestra) e Michela Montevecchi (M5S) e approda in Senato.

Maria Elena Boschi ce l'ha fatta, a Bolzano

Anche Elena Boschi alla fine l'ha spuntata a Bolzano, dove era stata "catapultata" all'uninominale. In mattinata la candidata Pd era andata a messa nella chiesa dei Domenicani in centro storico, poi si è recata a piedi con Gianclaudio Bressa, candidato al Senato, alla scuola elementare Goethe. La sua 'rivale' nel collegio Bolzano Bassa Atesina, Michaela Biancofiore, abita nelle vicinanze del collegio ma ha preso poco più dell'11%. Boschi a valanga, quasi il 70% delle preferenze. Persa l'Emilia Romagna, l'Alto Adige è diventata quasi la nuova riserva di voti del centrosinistra.

D'Alema ha fatto una figuraccia a Nardò. Male anche Grasso, Boldrini, Franceschini e Serracchiani

Uno dei padri fondatori di Liberi e Uguali, Massimo D'Alema, ha preso meno del 4% nel collegio uninominale (Senato) di Nardò, in provincia di Lecce. Barbara Lezzi del M5S ha ottenuto quasi il 40%, Luciano Cariddi del centrodestra il 35% e, la cosa più bruciante, la candidata del centrosinistra, Teresa Bellanova, ha staccato D'Alema di diversi punti.

A Palermo, dove il presidente del Senato Grasso era candidato in Senato, ha stravinto Stanislao Di Piazza. L'ex magistrato è arrivato solemente quarto con poco più del 5% dei voti. Stesso discorso per Laura Boldrini nel collegio di Milano Centro in cui ha stravinto Bruno Tabacci.

Brutte notizie anche per Dario Franceschini: il Ministro dei Beni Culturali perde nel suo collegio di Ferrara alla Camera da Maura Tomasi (centrodestra).

A Trieste, l'attuale governatore del Friuli Venezia Giulia, Serracchiani, è terza dietro l'ex governatore Tondo. Ci riferiamo alla Camera, un risultato telefonato. L'altro ex capo della Regione, Illy, era candidato in Senato e ha perso contro Laura Stabile del centrodestra.

I ministri promossi e bocciati

Promozioni e bocciature eccellenti tra i ministri che si presentavano nei collegi uninominali. Stop per il ministro dell'Interno Marco Minniti nel collegio Camera di Pesaro.

Stessa situazione per la ministra della Difesa Roberta Pinott nel collegio Senato di Genova. Cade anche un altro ministro, Claudio De Vincenti, candidato in Emilia-Romagna.

Staccano direttamente il biglietto per Montecitorio, senza dover quindi aspettare il recupero nel proporzionale, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, il titolare delle Infrastrutture Graziano Delrio, in corsa a Reggio Emilia, il ministro per lo Sport Luca Lotti nel collegio di Empoli.

Sgarbi ha perso, e di brutto, a Pomigliano d'Arco

Acerra corrisponde al collegio Senato 1993 Pomigliano d’Arco n. 8 e comprende Acerra (attualmente il comune più popoloso del collegio), Pomigliano d’Arco e i comuni a nord‐est della città metropolitana di Napoli. Lì erano candidati Di Maio e Vittorio Sgarbi. Per il critico d'arte non è andata bene, nonostante gli appelli al voto lanciati dalla tazza del water: 65% vs 20%, è cappotto. Ad essere punto, alla fine, è stato lui. "Ha fatto quel che fece Ferrara al Mugello contro Di Pietro", il commento di Mentana.

Slavina Cinque Stelle in Sicilia, Basilicata, Puglia, Molise, Sardegna e in quasi tutta la Campania

Il Movimento 5 Stelle ha preso quasi un voto su due al Sud. 

Partiti autonomisti

La marea nera di Casa Pound è stata "un'ondina che bagna i piedi"

La formazione nera simboleggiata dalla tartaruga ha preso meno dell'1% sia alla Camera che al Senato. "Sotto l'1% sarebbe una sconfitta, noi aspiriamo a superare lo sbarramento", aveva dichiarato Di Stefano.

Si è lamentato in diretta da Mentana affermando che il risultato negativo sarebbe frutto della scarsa visibilità televisiva. Il conduttore e giornalista TV l'ha "blastato", come si dice in gergo.

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Lucia Annunziata: "Ha fatto il 10%"

Enrico Mentana: "Di ascolto?! Ah. Perché lo hai illuso un attimo!"

Di Stefano era sfidante di Gentiloni a Roma.

Altre due cose incredibili: la cover del telefono di La Russa e ciò che sta dietro alla scrivania di Sallusti

L'ex ministro della Difesa ha una cover del telefono in cui c'è scritto 100% MILF (in inglese, Mother I'd Like to Fuck).

Come scrive Il Post, invece, dietro la scrivania di Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, ci sono:

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– un meme su Andrea Bocelli

– un biglietto con scritto “Mi ribello, dunque siamo”

– la foto di uno striscione allo stadio che recita “Né sportivi, né ospitali / Sì alle discriminazioni territoriali”

– un aforisma attribuito a Vladimir Lenin, “La fiducia è bene, il controllo è meglio”

– una foto di Adolf Hitler (con una scritta illeggibile accanto)

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– molte copie di quelli che sembrano gli stessi due libri.

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