Canone Tv sì o no? La Svizzera al referendum

Canone Tv sì o no? La Svizzera al referendum
Diritti d'autore 
Di Cristiano Tassinari
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto:Copy to clipboardCopied

Urne aperte anche in Svizzera per decidere l'abolizione o il mantenimento del canone Tv, oltre 400 euro all'anno, fondamentale per la sopravvivenza delle emittenti pubbliche. In caso di abolizione, a rischio 6mila lavoratori e chiusura della Tv svizzera, compresa la RSI, che trasmette in italiano.

PUBBLICITÀ

I cittadini svizzeri stanno votando oggi per il referendum chiamato "NO BILLAG": se mantenere o abolire il canone TV annuale, che finanzia le televisioni e le radio pubbliche di tutti i cantoni della Svizzera.

Secondo i sondaggi, il 60 percento dei voti sarebbe a favore del NO, vale a dire per tenere il canone, ma se dovesse vincere il SI all'abolizione, la Svizzera diventerebbe il primo paese europeo ad abolire il canone per le emittenti pubbliche.

Attualmente il canone Tv in Svizzera, se paragonato a quello in Italia, è piuttosto alto: 451 franchi all'anno, oltre 400 euro. C'è stata recentemente la proposta di ridurlo a 365 franchi all'anno (un franco al giorno), ma ora tutto dipende dall'esito del referendum, la cui campagna elettorale è stata particolarmente aspra.

In caso di abolizione del canone, la televisione pubblica svizzera SSR - che trasmette in quattro lingue (francese, tedesco, italiano e lingua romanda) potrebbe addirittura chiudere e lasciare a casa 6 mila collaboratori. Rischia la chiusura anche la RSI, Radio-Televisione della Svizzera Italiana, che trasmette in italiano in tutto il Canton Ticino, e che più di altre emittenti dipende dagli introiti del canone Tv.

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Non c'è niente di cui discutere, il Parlamento svizzero chiude in anticipo

Svizzera, le acque del Lago di Ginevra si riscaldano da 4 a 5 volte più velocemente degli oceani

La Svizzera pensa a più soldi per la difesa: "Esercito debole" dice la ministra Amherd