Brexit, fra sogni e ealtà

Brexit, fra sogni e ealtà
Di Alberto De Filippis
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Fra i desideri di Theresa May e la realtà di Bruxelles

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Sarà una lotta senza esclusione di colpi e non tutti sopra la cintura, quella fra Londra e Bruxelles per strappare il miglior accordo nella Brexit. Tuttavia, anche secondo i più benevoli commentatori, quello di Theresa May alla Mansion House è apparso abbastanza azzardato, persino per essere un discorso elettorale. La premier ha affermato che alcune agenzie europee potrebbero restare a Londra, e non solo doversi piegare alle leggi nazionali, ma anche pagare una sorta di affitto. I termini usati nei primi commenti sono stati wishful thinking, ovvero un pio desiderio.

Difficile infatti che Bruxelles, che della Brexit vuole fare un esempio, possa accettare che Londra continui ad avere gli stessi diritti degli stati-membri e, ad esempio, continuare a far parte del mercato comune. Un mercato che fa gola perché, fra quelli del cosiddetto "primo mondo" è il più ricco.

La May deve anche fare i conti con i mal di pancia scozzesi e nordirlandesi. La premier scozzese Nicola Sturgeon ha afferato la sua volontà di restare in Europa e anche la promessa a non erigere muri al confine con l'Irlanda del nord sembra un problema mal posto. Perché questa regione, fino a una trentina d'anni fa, era fra le più arretrate d'Europa, e ha fatto passi in avanti proprio grazie ai fondi europei. E da questa parti, di uscire dall'Europa proprio non vogliono saperne.

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