Come l'immigrazione detta il voto

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Viaggio in Veneto tra populismo e programmi per l'integrazione.

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Immigrati sì o no?

Quanto pesa il tema dell’immigrazione sulle scelte elettorali degli italiani? E quanta influenza ha sul voto il modo allarmistico di rappresentare il problema da parte dei media? Per capirlo siamo andati in Veneto, dove se da un lato crescono le spinte xenofobe, dall’altra si sperimentano programmi attivi per l’integrazione e l’inserimento sociale.

Il Veneto è la quarta regione (dopo Lombardia, Lazio, Emilia Romagna) per presenza di stranieri e con una immigrazione da tempo inserita nel tessuto produttivo. Secondo i dati forniti dall’Osservatorio Regionale Immigrazione della Regione Veneto gli stranieri sono il 9,9 per cento rispetto alla popolazione regionale, e il 10,2% del totale in Italia.

Nessuna invasione, dunque. Eppure a Treviso, la percezione è diversa, e l’ostilità diffusa. “Ci sono tanti stranieri ma dobbiamo aiutare la gente non possiamo lasciarli cosÌ…”, fa notare una signora. Per un altro cittadino invece c‘è un totale abbandono di queste persone nessuna regola nessun controllo e questo impaurisce.

MERCOLEDI’ 18 OTTOBRE alla Farnesina il 7° Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione. Vi aspettiamo. https://t.co/0CGAWk0HNUpic.twitter.com/68PVrHqjno

— Fondazione Moressa (@FondazMoressa) October 16, 2017

Il caso dell’ex sindaco leghista Gentilini

Treviso in passato ha fatto parlare di se per la decisione dell’allora sindaco Giancarlo Gentilini di rimuovere le panchine dalle piazze per impedire che le usassero gli immigrati. Oggi Gentilini non è più sindaco, ma è sempre lì a ripetere le sue convinzioni: “Ordine, disciplina, rispetto della legge, prima noi e poi quegli altri..“sottolinea l’ex sindaco. “Ci hanno riempito di migranti, nelle strade, nelle case; i criminali sono ovunque, furti, rapine, stupri”, continua l’ex primo cittadino.

La narrazione colorata di Gentilini seduce ancora molti veneti, peccato che, al pari di molti altri luoghi comuni, non regga alla prova dei fatti. Siamo andati a verificarlo con Marzio Barbagli, sociologo all’Università di Bologna: “No, i dati sulla criminalità non sono aumentati. A me colpisce che questo tema emerga a tratti. Per mesi non se ne è parlato. Durante i tre anni del governo Renzi non se ne è occupato fino all’arrivo di Minniti.”

Eppure il tema continua a essere rappresentato da partiti e media con toni allarmistici. Quanto peserà alle urne? “Penso meno di quello che ritengono i partiti. I pochi che andranno a votare sanno già per chi farlo. Serve per caricare i militanti e suscitare una passione per la politica che altrimenti non ci sarebbe”, prosegue il Prof Barbagli.

*Immigrati: forza trainante per l’economia”

Torniamo a Treviso, dove si è diffusa una visibile ostilità per gli stranieri, e allo stesso tempo c‘è anche un tessuto economico che ha bisogno di loro. Secondo i dati della CGIA di Mestre, in molti settori, dalle costruzioni ai servizi, senza quote di immigrati il tessuto economico ne risentirebbe. “Ne soffrirebbe senza ombra di dubbio”, ci racconta Nicola Filippini, proprietario di un ristorante. “Non solo perché alcuni lavori non li fanno più gli italiani ma anche perché le competenze che possono portare arricchiscono il paese. Noi abbiamo una chef del Togo.”

Con il numero di richiedenti asilo costantemente in crescita, a Treviso restano poche le strutture impegnate sul fronte dell’accoglienza. Tra queste le reti del volontariato: spesso sono loro l’unico contatto per le migliaia di persone in gran parte africane, portate qui da Lampedusa. Le associazioni organizzano corsi di italiano, laboratori artistici e musicali, con lo scopo di favorire l’inserimento sociale offrendo occasioni di formazione.

“L’integrazione prevede lo spostamento del baricentro di chi accoglie, questo porta a un cambiamento della persona ed è questo che spaventa”, dice Yannick Noah Cimbalanga, mediatore culturale. “Ho visto un’altra Italia nella mia adolescenza, oggi è un’altra Italia.”

Yannick, una laurea in Cooperazione allo Sviluppo a Padova, congolese di nascita e cittadino italiano dal 2012, è fiero di esserlo e andrà a votare il 4 marzo. E’ a lui che assomiglia l’Italia di domani. “Per i miei figli sogno un’Italia in cui non debbano sentirsi dei diversi… questo sì”, conclude Yannick.

In Veneto i lasciti della guerra fredda – ex basi e infrastrutture militari – sono stati ereditati dai migranti, che stipati in condizioni indecorose attendono giorni migliori, da Conetta a Bibione https://t.co/xXtL6R3Y3G (SaraManisera</a> <a href="https://twitter.com/Arianna_Pagani_?ref_src=twsrc%5Etfw">Arianna_Pagani_) #openmigration

— Open Migration (@open_migration) January 13, 2018

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