Migrazioni e ricollocazioni: Praga in coda

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Di Euronews
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Insieme a Polonia e Ungheria, la Repubblica Ceca tra gli ultimi a concedere asilo politico

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Dei tredicimila migranti che la Repubblica Ceca avrebbe dovuto dal 2015 ricollocare da Italia e Grecia, solo 12 hanno ottenuto il riconoscimento del proprio status. Per Praga ed altre capitali gli accordi europei sono rimasti lettera morta, al punto che la Commissione ha aperto una procedura di infrazione. Secondo dati ufficiali nel paese sarebbero 2.258 i rifugiati presenti molti dei quali rinchiusi nel Centro di Zastavka.

"Nei nostri centri in maggioranza troviamo rifugiati provenienti dalle ex repubbliche sovietiche, molti dall'Ucraina, dall'Armenia, dalla Georgia e dall'Azerbaijan. Non sono tanti quelli che vengono dal Medio Oriente. A volte abbiamo rifugiati dal Viet Nam e dall'Africa, ma non arrivano al trenta per cento del totale", spiega Josef Sekerka, del ministero dell'Interno.

I Paesi del cosiddetto Gruppo di Visegrad, non applicano il sistema europeo delle quote, giustificando la scelta con una integrazione sul lungo periodo. In un paese in crescita i rifugiati possono essere una risorsa. Nonostante questo, rimane un atteggiamento ostile nell'opinione pubblica, e molto scetticismo nei confronti delle regole di Bruxelles.

"Abbiamo recentemente diffuso una ricerca che compara le politiche di accoglienza e integrazione, e dimostra come la Repubblica Ceca sia il solo Stato a cercare sull'integrazione un approccio di lungo periodo", sostiene Adela Jureckova, dell'Ong People in Need. "Il mercato del lavoro può accogliere 180.000 persone, e i rifugiati possono, allo stesso modo degli stranieri in genere, venire nel Paese e aiutare la crescita economica".

Con una tendenza all'aumento dei nazionalismi e delle chiusure xenofobe da un lato, e un sovraffollamento di richiedenti asilo in paesi come Italia e Grecia dall'altro, le resistenze di Praga, Budapest e Varsavia rischiano di vanificare gli sforzi per una accoglienza equilibrata. È questa, secondo molti osservatori, "l'Europa a due velocità".

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