Venezuela, il giorno del Petro

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Di Alberto De Filippis
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Piazzata sul mercato la criptovaluta che dovrebbe far resuscitare il chavismo

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Detto, fatto. Il presidente Maduro lo aveva annunciato qualche settimana fa e questo martedì 20 febbraio ha lanciato il Petro. Si tratta della la prima criptomoneta emessa per iniziativa di uno Stato. Sono stati collocati 38,4 milioni di token e sono stati effettuati "sconti" per favorire l'investimento.

Il Petro non sostituisce la valuta nazionale, il bolivar. La vendita vera e propria si avrà dopo un mese.

Alla fine del processo, saranno 82,4 i petro disponibili, il cui prezzo è definito in base a quello del petrolio e per questo è fissato un valore di 60 dollari. Ogni petro infatti corrisponde a un barile di petrolio. E saranno proprio le riserve petrolifere - ma anche aurifere e di metalli preziosi, ha dichiarato il presidente Nicolas Maduro - a garantire la cripto-manovra. In particolare il campo 1 del Bloque Ayacucho nella Faja del Orinoco.

Il Petro vuole essere un mezzo per acquistare beni e affrancarsi dalle sanzioni Usa e dal rischio di default sempre incombente. In un paese che manca di tuttto e che non ha la fiducia dei mercati come il Venezuela però, l'altro problema resta quello energetico. Maduro propone di moltiplicare in tutto il Paese i centri di sminamento del Petro. Operazioni del genere tuttavia, richiedono un'enorme quantita di energia elettrica per far funzionare i computer Come questo possa avvenire in un paese in ginocchio, resta un mistero.

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