Elezioni: avanti il centro-destra, ma chi andrà a palazzo Chigi?

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Di Euronews
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Secondo i sondaggi il centro-destra è avanti ma non arriva al 40 % utile ad avere la maggioranza. Il puzzle delle alleanze post-elettorali, chi manderà a palazzo Chigi?

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Una campagna elettorale sottotono, in un Paese che il 4 marzo andrà al voto con scarsa convinzione, consapevole che nessuna coalizione raggiungerà il 40 per cento necessario a governare secondo la nuova legge elettorale.

A poco più di 20 giorni dal voto i sondaggi dell'istituto demopolis danno avanti la coalizione di centrodestra, col 37, 2 %, secondi i 5 stelle con il 28 % , terza la coalizione di centrosinistra col 27,5. 

Chi sarà il prossimo presidente del consiglio? Con il panorama politico ingessato in tre poli nessuno vincente, servirà un accordo post-elettorale tra nemici e il più gettonato scenario è una sorta di grande coalizione a guida Forza Italia-Pd; restano alte le quotazioni di Antonio Tajani, attuale presidente dell'europarlamento.

Ma gode di buona salute anche l'ipotesi un governo del Presidente: Mattarella potrebbe lasciare al suo posto Paolo Gentiloni se con le consultazioni arriverà il *placet *di Forza italia. Importante sarà la reazione dei mercati: in caso di fibrillazione un primo ministro già testato potrebbe tranquillizzare tutti. 

Intanto, stando alle cronache, si infittiscono i contatti tra FI e Pd. Inciucio, lo chiamano gli esponenti dei 5 stelle che giurano che non si alleeranno con nessuno se chiamati a farlo. Travolti dalle polemiche sulle restituzioni, sono in lieve calo ma restano pur sempre il primo partito e sono ansiosi di governare, quindi meglio aspettare il prossimo giro, magari con una nuova legge elettorale e dopo un eventuale fallimento della 'grande coalizione', fatto che gli consegnerebbe le chiavi di palazzo Chigi.

In assenza di un vincitore effettivo si avrà un vincitore morale: sarà colui che riuscirà a convincere i** 17 milioni di italiani tentati dall'astensione**, una percentuale che si impenna tra i giovani, appena 18enni e già del tutto disillusi con quasi uno su due degli under 25 pronto a non votare.

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