Afghanistan: la corsa al rialzo tra ISIL e taleban

Foto: REUTERS/Omar Sobhani
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"L'escalation di violenza degli ultimi giorni rivela una corsa a superarsi per brillare agli occhi dei sostenitori", dice a euronews il codirettore dell'Afghanistan Analysts Network, Thomas Ruttig. "E lo scopo è superarsi, per conquistare appoggi e finanziamenti"

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Cosa accade in Afghanistan? Dalla guerra di liberazione contro i russi fino alla violenza dei talebani, il Paese è sempre stato un coacervo di interessi e violenza. Le stragi di questi giorni però sono una novità persino per gli standard afgani: i talebani stanno cambiando, qualcuno sospetta che il Pakistan faccia il doppio gioco, e poi c'è l'ISIS.

L’impressione è che questa strategia sia stata adottata dai talebani per trovare rimedio all’aumento delle forze statunitensi in Afghanistan, deciso dall’amministrazione Obama e confermato da quella di Trump.

Gli attacchi aerei della coalizione saranno forse efficaci in campo aperto ma non altrettanto a Kabul, una città dove non c’è un governo nemico da destituire. Qui gli studenti di Dio hanno trovato una certa libertà di manovra e sono stati capaci di creare cellule terroristiche pronte a compiere attacchi come quelli degli ultimi giorni. Gli attentati non permettono loro di conquistare nuovi territori, ma servono per indebolire il governo centrale di Kabul e il presidente Ghani e questa instabilità sta dabdo i suoi frutti visto che ci sono state varie manifestazioni della popolazione contro le autorità. Perché la gente è stanca di riscgiare di saltare in aria ogni giorno.

Euronews ha chiesto a un esperto della regione il suo punto di vista e se ci sia una'unità d'intenti fra talebani e Isis. 

"Nessun cambio di strategia, la novità è la convergenza fra ISIL e taleban"

Foto: REUTERS/Omar Sobhani

Tessa Arcilla, euronews

"Abbiamo ancora sotto gli occhi quanto è accaduto nella capitale afgana Kabul: centinaia di vittime, attacchi in strade affollate, alberghi, accademie militari. I militanti stanno forse spostando la loro offensiva nelle grandi città? Stiamo assistendo a un cambio di tattica?"

Thomas Ruttig, co-direttore Afghanistan Analysts Network

"No, non si tratta di un cambio di tattica. Sfortunatamente attacchi del genere si sono già registrati in passato sia a Kabul che in altre grandi città. Un fattore relativamente nuovo è invece che vi abbiano partecipato anche gruppi collegati al sedicente Stato Islamico. Il fatto quindi che si stia verificando una convergenza fra taleban e ISIL". 

La corsa al rialzo di ISIL e taleban, per strappare sostegni e finanziamenti

Foto: REUTERS/Omar Sobhani

euronews

"L'impressione è che nella loro escalation stiano provando a superarsi reciprocamente. È così?"

Thomas Ruttig, co-direttore Afghanistan Analysts Network

"Sì, potrebbe essere una parte dell'equazione. Al momento entrambi i gruppi sembrano alla disperata ricerca di appoggi e di finanziamenti da parte dei loro tradizionali sostenitori. In parte, la competizione potrebbe quindi spiegare il prezzo di sangue che sta pagando la popolazione civile afgana".

Il sospetto del doppio gioco che pesa su Islamabad

Foto: REUTERS/Omar Sobhani

**euronews
**"Come interpreta quanto sta accadendo, rispetto al vicino Pakistan? Il capo dell'intelligence afgana imputa l'incremento degli attacchi alla crescente pressione di Washington su Islamabad. Stati Uniti e Afghanistan accusano entrambi il Pakistan di offrire rifugio ai militanti. E di conseguenza, gli aiuti statunitensi per la sicurezza sono stati sospesi. Un elemento che può giocare un ruolo in quanto sta accadendo a Kabul?". 

**Thomas Ruttig, co-direttore Afghanistan Analysts Network
***"Sta sicuramente giocando un ruolo in Pakistan. Vediamo già da anni che quando aumenta la pressione su Islamabad, e quando Islamabad finisce al centro delle critiche, talvolta la reazione passa dai taleban. Il Pakistan ha davvero bisogno di guardarsi allo specchio e di riconoscere che gioca un ruolo chiave in Afghanistan, e questo anche nel sostegno ai taleban. È ormai noto a tutti che operano dal territorio pachistano e anche da aree controllate da esercito e intelligence. Le smentite pubbliche non sono quindi affatto convincenti". *

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