Impazza invece una spy story, che parla di un complotto a opera dei servizi di intelligence britannici per uccidere il Padre della patria
**Il 30 gennaio, il 70° anniversario dell'assassinio del Mahatma Gandhi rischia di cadere nell'oblio
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In attesa del 30 gennaio, 70° anniversario dell'assassinio del Mahatma Gandhi, per cui pare che il governo indiano non abbia programmato alcuna commemorazione ufficiale, a ricordare il padre della patria indiana è la spy story salita alla ribalta delle cronache che evoca un possibile complotto orchestrato dai servizi segreti britannici e che coinvolge un misterioso gruppo denominato Force 136.
L'ipotesi è contenuta nell' istanza presentata da Pankaj Phadnis, leader dell'organizzazione induista 'Abhinav Bharat', alla Corte suprema indiana.
Secondo questa tesi Gandhi è deceduto non per mano di Nathuram Godse, condannato a morte per l'omicidio, ma per un 4° proiettile partito da una seconda rivoltella.
L'istanza sarà nuovamente esaminata in febbraio dal massimo tribunale indiano, che comunque si è già espresso in maniera informale togliendo ogni credito alle tesi del gruppo induista.
**Perché nessuno è interessato a ricordare l'anniversario della morte di Gandhi? **
È bene ricordare che si è già messa in moto la macchina ufficiale per celebrare il 150/o della nascita di Gandh, a partire da fine 2019.
Un Comitato nazionale presieduto dal primo ministro Narendra Modi, e integrato dai governatori di tutti gli Stati indiani, è stato già costituito per organizzare eventi in India e all'estero che si svilupperanno per un periodo di 12 mesi dal 2 ottobre 2019.
Ossia, e questa potrebbe essere una interpretazione, dopo lo svolgimento delle elezioni legislative del 2019. Alcuni critici del governo non esitano a sostenere che il modello di sviluppo attuale dell'India è sempre più lontano dal pensiero di Gandhi, e soprattutto contraddice la sua aspirazione ad una maggiore giustizia sociale e ad una riduzione della disparità fra gli indiani. In effetti, secondo un rapporto presentato dall'Oxfam al recente Forum di Davos, l'1% dei ricchi indiani hanno incamerato il 73% del benessere generato dal Paese nel 2017. Il 67% della gente ha invece visto lo scorso anno crescere i propri introiti solo dell'1%.