Francia: lo sciopero delle guardie carcerarie mette a dura prova la vita in cella

Le proteste delle guardie penitenziarie francesi
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Di Euronews
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I "secondini" vanno avanti ad oltranza e arrivano al decimo giorno di mobilitazione contro le condizioni salariali e di sicurezza nelle carceri. A rischio il trasferimento al tribunale di PArigi del "padrone di casa di Isil", accusato di aver dato ospitalità a una cellula jihadista del 13 novembre.

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Vanno avanti ad oltranza le proteste delle guardie penitenziarie francesi, al loro decimo giorno di mobilitazione contro le condizioni salariali e di sicurezza previste nelle carceri d'oltralpe. 130 prigioni su 188 hanno aderito allo sciopero di lunedi, mentre 27 istituti penitenziari sono stati letteralmente paralizzati dalle guardie, protagoniste di diversi episodi di aggressione da parte di detenuti radicalizzati. Il protrarsi dei blocchi ha ripercussioni pesanti anche sulla vita in cella.

"Con il blocco delle carceri, le condizioni di detenzione stanno peggiorando - spiega François Bès - coordinatore presso l'International Prison Observatory (OIP) - I detenuti ormai non lasciano quasi piu le loro celle, le ore d'aria vengono ritardate o cancellate perchè nessuno controlla che venga rispettato l'orario. Anche i prigionieri sono bloccati in cella quindi non hanno accesso alle cure mediche. IN alcune prigioni piu vecchie le docce si trovano in corridoio, non all'interno della cella. sono docce collettive e da giorni i detenti non possono andarci. Le sale per le visite spesso sono chiuse e inaccessibili per cui i detenuti sono privati anche dei rapporti coi loro familiari. tutto questo fa crescere la tensione e dimostra quale sia l'alto prezzo pagato dai detenuti in questo momento".

La mobilitazione delle guardie rischia di avere conseguenze anche sul processo a Jawad Bendaoud, noto anche come "Il padrone di casa di Daesh" perchè accusato di aver dato ospitalità a una cellula jihadista degli attentati del 13 novembre. Il sindacato delle guardie carcerarie minaccia di non portare a termine il trasferimento, atto definito inaccettabile dalla ministra della Giustizia Nicole Belloubet.

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