Violenza giovanile, non solo a Napoli. Il caso di Torino

Violenza giovanile, non solo a Napoli. Il caso di Torino
Di Euronews
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button

Ma un educatore dice: "Non si può parlare di baby gang"

PUBBLICITÀ

Hanno sfilato in duemila, da Scampia a Chiaiano, per dire no a una violenza che, purtroppo, in queste periferie napoletane non rappresenta una novità.

Ma stavolta non era la brutalità della camorra, ad essere contesta, ma quella delle cosiddette baby gang: tre le aggressioni soltanto negli ultimi giorni, con un ragazzo di soli 15 anni, Gaetano, che per le botte ricevute ha dovuto sottoporsi a un intervento di asportazione della milza.

A Pomigliano d'arco i carabinieri ne hanno arrestati 7: sono accusati di aver messo a segno 32 rapine in meno di un mese, e 4 di loro sono minorenni,

nel commentare l'accaduto il ministro dell'interno Minniti ha parlato di modalità terroristiche, "per le modalità del tutto casuali - ha sottolineato - con cui questi giovani colpiscono"

Napoli, ma anche Torino

Ma quello della violenza giovanile non è un fenomeno limitato alla sola Napoli. Soltanto a Torino, negli ultimi 4 giorni, due violente aggressioni si sono verificate a danno di un 24enne e di alcuni adolescenti: il sospetto è che in entrambi i casi tra gli aggressori vi fossero dei minori.

Eppure proprio da chi con i ragazzi di strada di Torino lavora ogni giorno arriva l'invito a ridimensionare gli allarmismi.

Nicola Pelusi, educatore di strada del Gruppo Abele dice:

"Da quello che vediamo noi, educatori di strada, non si può parlare di organizzazioni giovanili di stampo criminale. Dunque il termine baby gang lo troviamo eccessivo. C'è però un problema educativo. Spesso questi ragazzi crescono senza punti di riferimento di tipo adulto che li possano anche in qualche modo accompagnare a crescere con dei valori responsabili e sono anche facili prede di una serie di dinamiche di violenza e di non rispetto degli altri".

Condividi questo articoloCommenti