Catalogna, come si fa con i candidati in carcere e altre domande sulle elezioni

Le schede elettorali sulla bandiera catalana
Le schede elettorali sulla bandiera catalana Diritti d'autore REUTERS/Albert Gea/Illustration
Di Marta Rodriguez Martinez
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Il 21 dicembre si tengono in Catalogna delle elezioni davvero insolite, a partire da aspetti tecnici come il voto in un giorno lavorativo (per la prima volta in oltre 20 anni) per finire con la chiusura della campagna elettorale accanto al carcere dove si trova uno dei candidati

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Giovedì 21 dicembre la Catalogna decide il prossimo governo alle urne dopo mesi di estrema tensione seguiti al referendum indipendentista del 1 ottobre. 

Diversi candidati sono in prigione, altri in "esilio" in Belgio e la società civile è estremamente polarizzata. Un contesto elettorale senza precedenti. Qui cerchiamo di rispondere ad alcune domande che vengono spontanee, vista la situazione.  

Quando, dove e come si vota?

Dopo aver attivato l'articolo 155 per la prima volta dall'approvazione della Costituzione del 1978, il presidente spagnolo Mariano Rajoy ha deciso di destituire il governo, sciogliere il Parlamento della Catalogna e indire elezioni. Rajoy ha sempre ribadito la sua preferenza per elezioni il prima possibile e ha fissato la data al 21 dicembre, proprio alla vigilia della popolare lotteria di Natale. 

Si tratta di una cosa più unica che rara perché in Spagna di solito si vota la domenica. L'ultima volta che si le elezioni si sono tenute in un giorno feriale è stato il 15 giugno 1989 quando gli elettori hanno eletto il parlamento europeo. 

Di fronte a questa eccezionalità i lavoratori  potranno contare di ferie retribuite per un massimo di quattro ore: sufficienti per recarsi al seggio e tornare. 

Più di cinque milioni di catalani sono chiamati alle urne. Tra essi, 136.300 giovani che si esprimeranno per la prima volta e 224.844 residenti all'estero. 

La maggior parte della base elettorale si trova per forza di cose a Barcellona (oltre 4 milioni di persone) 

E i candidati in carcere?

Uno degli aspetti più insoliti di queste elezioni è che l'ex vicepresidente Oriol Junqueras, il presidente dell'ANC Jordi Sánchez e l'ex-ministro Joaquim Forn sono in corsa come candidati... dal carcere.

La prima domanda da porsi è se effettivamente una persona in cella possa candidarsi alle elezioni. A questa domanda risponde la legge organica del regime elettorale, che qualifica come "inelegibili" coloro che sono stati condannati a una sentenza definitiva per ribellione o terrorismo.

Non è il caso di Junqueras, né di Sánchez o di Forn, che sono detenuti provvisoriamente per i reati di ribellione, sedizione e appropriazione indebita di fondi pubblici. Contro di loro non esiste ancora alcuna condanna definitiva, i processi non si sono ancora svolti.  

La detenzione cautelare è una decisione presa dal magistrato in caso di rischio elevato di fuga o comportamenti recidivi prima del processo. Pertanto, i tre possono comparire nelle liste dei loro partiti politici. 

Quali sono i partiti e i candidati alle elezioni in Catalogna del 21/12?

Junqueras come numero 1 di Esquerra Republicana (ERC) e Sánchez e Forn, rispettivamente, come numero 2 e 4, della lista di Junts per Catalunya.

Tuttavia, le restrizioni detentive hanno influenzato negativamente la loro partecipazione alla campagna. I permessi di uscita coprono situazioni eccezionali, come il decesso di un familiare, ma non la partecipazione a manifestazioni pubbliche. Anche l'uso dei social network deve essere autorizzato dal giudice.

E se Junqueras fosse eletto presidente della Catalogna?
In un rapporto commissionato dal partito ERC al professore di diritto Joan Vintró viene sottolineato che non c'è alcun motivo legale per cui Junqueras non possa fare il deputato ed essere nominato presidente della Generalitat in caso di assenza di condanna.  

Per aumentarne la visibilità, ERC ha deciso di chiudere la campagna elettorale nella località madrileña di Estremera, a pochi metri dalla prigione dove il leader in carcere dal 2 novembre.

Miquel Iceta, candidato alla Generalitat del Partito socialista catalano (PSC), ha proposto la grazia per i leader indipendentisti per "chiudere le ferite" in Catalogna.

Carles Puigdemont tornerà in Spagna?

Anche l'ex presidente Puigdemont ha vissuto la campagna elettorale in un contesto senza precedenti, ovvero dal Belgio.

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A pochi giorni dalle elezioni si sono rincorse circa un possibile ritorno del leader catalano come colpo ad effetto per chiudere in bellezza la campagna elettorale. Mentre la Corte suprema ha ritirato i mandati d'arresto nei confronti di Puigdemont e dei quattro ex ministri che si sono recati con lui a Bruxelles lo scorso ottobre, i tribunali belgi hanno chiuso il procedimento di estradizione.

Pertanto, se Puigdemont tornerà, sarà a sua discrezione. "Certo. Se vincerà le elezioni, Carles Puigdemont tornerà in Catalogna", ha detto il gruppo di Junts per Catalunya al quotidiano La Vanguardia.

"Sa che sarà immediatamente arrestato nel momento in cui si metterà piede sul suolo spagnolo, e ne conosce le conseguenze, ma anche le sue intenzioni politiche sono salde", assicura l'avvocato dell' ex presidente Jaume Alonso-Cuevillas.

Cosa può accadere dopo le elezioni?

L'intera campagna elettorale è stata segnata dalla profonda divisione tra partiti indipendentisti e unionisti. Si sono creati due fronti. Solamente il ramo di Podemos in Catalogna, Catalunya en Comú, rimane ai margini.

Dopo le elezioni si possono intravedere due possibili scenari: una vittoria dell'indipendentismo o una vittoria unionista.

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Se i partiti secessionisti avranno la meglio, "Madrid sarebbe stata costretta a negoziare una soluzione democratica e pacifica all'attuale conflitto", ha dichiarato l'analista politico catalano Dídac Costa a euronews. "Similmente a quanto accadrebbe con un referendum legale, concordato e vincolante, come è accaduto in Quebec o Scozia".

Se le forze anti-indipendenza dovessero farcela, questo scenario secondo Costa "legittimerebbe" in Spagna e nell'UE "la continuità e l'approfondimento" delle "misure forti" dell'articolo 155.

"Bisognerà vedere il ruolo che può giocare Podemos come arbitro teoricamente neutrale di questa sfida", aggiunge.

Una settimana prima delle elezioni in Catalogna, gli ultimi sondaggi prevedono una feroce battaglia per il primo posto tra due partiti indipendentisti, ERC e Junts Per Catalunya, e gli unionisti di Ciudadanos.

Catalunya en Comú sarebbe la chiave di volta per garantire una governabilità. I suoi elettori sono favorevoli a formare una coalizione di sinistra con indipendentisti e unionisti.

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A proposito, qui vi spieghiamo chi sono tutti i candidati e le promesse elettorali con le quali si presentano.  

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