Il Libano al centro della crisi, mentre la comunità internazionale cerca di far luce sul mistero delle dimissioni di Saad Hariri
4 novembre 2017: il Primo Ministro libanese Saad Hariri, in visita in Arabia Saudita, annuncia a sorpresa le sue dimissioni. Il Premier dice di temere per la propria vita e accusa l’Iran e le milizie sciite Hezbollah, di ingerenze nella politica del mondo arabo. La comunità internazionale inizia a parlare di crisi regionale, iniziata poche ore prima, con il lancio di un missile dallo Yemen, abbattuto in volo sopra l’aeroporto di Riad. L’Arabia Saudita accusa i ribelli yemeniti, ma anche gli Hezbollah libanesi, che li sostengono. Il Libano, quindi, si trova suo malgrado al centro di una crisi che va ben oltre i suoi confini. Martedì, mentre si recava a Parigi, il ministro degli Esteri libanese Gebran Bassil dichiarava:
‘‘Non possiamo incolpare il Libano per un missile che va da un altro Paese, a un altro Paese. Non abbiamo niente a che vedere con questo. Se ci sono dei problemi con l’Iran, risolviamoli con l’Iran. Il Libano non è l’Iran. Il Libano non è l’Arabia Saudita, il Libano non è la Siria. Il Libano è il Libano”.
Mentre la crisi si fa sempre più importante e mette in allarme l’Occidente, una domanda tormenta gli osservatori: Saad Hariri è un uomo libero? Le sue dimissioni sono state ordinate da Riad? Una cosa è certa: i libanesi vogliono fortemente il suo ritorno.
Audrey Tilve, Euronews: “Hasni Abidi, lei è politologo – specialista nel mondo arabo – e direttore del Cermam (Centro studi e di ricerca sul mondo arabo e mediterraneo) di Ginevra. Molti pensano che l’Arabia Saudita abbia costretto Saad Hariri ad annunciare le dimissioni. Eppure è un sunnita, ha la doppia nazionalità libanese e saudita, è legato a Riad. Quindi, come potrebbero le sue dimissioni servire gli interessi dei sauditi?’‘
Hasni Abidi, direttore del Cermam : “L’Arabia Saudita, con una nuova leadership – che ha un tono completamente diverso dalle precedenti -, ha una controversia molto importante in corso con l’Iran ed Hezbollah. Hezbollah è un attore importante nel parlamento e nel governo libanese, è strettamente legato agli iraniani e l’Arabia Saudita vuole punire Hezbollah, per privarlo della partecipazione al potere. Le dimissioni di Saad Hariri e, naturalmente il fatto che siano state annunciate a Riad, sono un messaggio forte per Hezbollah, per i libanesi, ma anche per gli iraniani. Questo è probabilmente un ricatto nei confronti di Hariri, perché è l’uomo potente del Libano, ma anche l’uomo dei sauditi’‘.
Audrey Tilve, Euronews: “Il Libano è stato condannato ad agire da pedina per questi due poteri tutelari, l’Iran e l’Arabia Saudita, due poteri che stanno combattendo una sempre più feroce battaglia d’influenza, come possiamo vedere in Siria e in Yemen?”
Hasni Abidi, direttore del Cermam: “Il Libano è ostaggio di un antagonismo tra i sauditi e gli iraniani, impegnati in una guerra per procura. I sauditi non hanno mai accettato questa posizione trionfante degli iraniani, perché sono arrivati fino in Siria, Yemen, Libano e ora Iraq. Con l’Iraq sono riusciti a costruire quest’arco sciita, temuto dai sauditi. Il Libano oggi paga le conseguenze di questa guerra d’influenza tra due potenze regionali’‘.
Audrey Tilve, Euronews: “Questo rischia di creare il caos in Libano?”
Hasni Abidi, direttore del Cermam: “Oggi, le dimissioni di Saad Hariri rischiano di rompere un equilibrio fragile, con conseguenze molto significative, per i libanesi, ma anche per i Paesi vicini”.
Audrey Tilve, Euronews: “Molti libanesi, in ogni caso, dicono di essere esasperati da questi giochi d’influenza, da questi intrighi. Hanno il diritto di essere ascoltati dai leader politici e comunitari del loro Paese?’‘
Hasni Abidi, direttore del Cermam: “I libanesi sono consapevoli della complessità della crisi e vogliono in particolare che il Libano adotti una politica di neutralità, di fronte agli attori regionali e alle crisi della regione. Abbiamo anche assistito ad un sussulto di tutti i libanesi, di tutte le confessioni, per dire: non vogliamo una nuova crisi imposta e dettata dall’estero. Questa richiesta di ritorno di Hariri mostra che i libanesi vogliono che le questioni libanesi siano trattate all’interno del loro Paese, senza nefaste interferenze da parte dei Paesi della regione”.
Audrey Tilve, Euronews: “Più in generale, in questo contesto di tensioni esacerbate tra Arabia Saudita e Iran, che implicano anche Israele – feroce nemico di Teheran -, lei pensa che stiamo assistendo agli inizi di un guerra regionale?”
Hasni Abidi, direttore del Cermam: “Oggi in Medio Oriente ci sono tutti gli ingredienti per una nuova tensione – probabilmente militare – e chiaramente il Libano rischia di pagare questo antagonismo e questa tensione. Ovviamente, sappiamo anche che gli israeliani vogliono che i sauditi spingano la Lega araba domenica prossima a prendere delle misure drastiche contro Hezbollah e gli iraniani. Uno scontro tra Hezbollah e Israele non è da scartare ed è per questo che i libanesi vogliono assolutamente che la comunità internazionale li aiuti ad uscire dalla crisi’‘.