Al vertice Asean di Manila, il premier canadese pone la questione dei diritti umani: nel mirino il caso-Rohingya e gli omicidi sospetti legati alla "Drug War"
Continua a Manila, nelle Filippine, il vertice Asean, l’associazione dei paesi del Sud Est Asiatico. Durante i lavori si è svolta la cerimonia per i 40 anni della collaborazione tra l’Asean e il Canada. Nell’occasione, il premier canadese Justin Trudeau ha preso la parola e ha affondato il colpo sulla questione dei diritti umani, con particolare riferimento all’esodo dei Rohingya in Myanmar e agli omicidi sospetti legati alla guerra alla droga nelle Filippine.
“Alla luce degli avvenimenti nello stato di Rakhine in Myanmar”, dichiara Trudeau, “ho nominato un inviato speciale nella regione. Gli ho chiesto di impegnarsi in attività diplomatiche e di individuare i modi in cui il Canada può proporre una soluzione ai problemi della minoranza musulmana. Il Canada continuerà a sostenere gli sforzi umanitari e politici dell’Asean per trovare una soluzione giusta per la crisi in corso, e continueremo a lavorare insieme ai governi di Myanmar e Bangladesh per consentire il ritorno in sicurezza delle popolazioni sfollate”.
Kicking off the 31st #ASEAN Summit in the Philippines today. pic.twitter.com/2DOUQXtX3n
— Justin Trudeau (@JustinTrudeau) 13 novembre 2017
Trudeau ha incontrato privatamente Duterte, chiedendogli delle migliaia di morti sospette collegate alla sanguinosa guerra alla droga in atto nelle Filippine. Duterte si è dimostrato ricettivo, ha spiegato il premier canadese.
Con il presidente filippino seduto accanto, invece, Donald Trump non ha preso posizione e non ha voluto rispondere alle domande dei cronisti sui diritti umani. Neanche una parola.
In una recente intervista, lo stesso Duterte ha rivelato di aver pugnalato a morte – ad appena 16 anni – un uomo.
Proseguono senza sosta, nel frattempo, le proteste al di fuori del centro congressi di Manila, dove si svolge il summit. Nel mirino anche il presidente Duterte, per la sua discussa amicizia politica con Trump.
Nonostante i controlli della polizia, sono state bruciate molte bandiere a stelle e strisce.