Venezuela: "il regime andrà via solo con le armi"

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Di Alberto De Filippis
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Venezuela: parlano i "soldati di flanella"

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Fra i molti gruppi dell’opposizione venezuelana, i “soldati di flanella” sono stati quelli che probabilmente hanno pagato uno dei tributi di sangue più alti alla repressione chavista. Decine dei loro attivisti sono stati uccisi. Molto spesso armati solo di scudi di cartone contro le armi del governo. Sono fra i gruppi convinti che sia ormai impossibile ottenere un cambio per via pacifica. Abbiamo intervistato, da una località segreta, una delle portavoci, che ha limitato il richiamo alla protesta violenta. Perfino fra gli irriducibili però, ci sono quelli che non sia stato tutto negativo quello che ha fatto Chavez all’inizio. Prima che la situazione recipitasse.

Portavoce: “Personalmente ritengo che si, forse Chavez era partito con il piede giusto. Volle fare dei progetti sociali, delle belle cose, ma dopo appena tre anni ha cominciato ad essere razzista, ad espropriare, a fare leggi liberticide che hanno cambiato tutto. È stato allora che è cambiato tutto. L’insicurezza finora è costata la vita in pochi anni a 283.000 venezuelani che sono stati assassinati”.

Alberto de Filippis, Euronews: “Ma è possibile dialograre con questo governo? È possibile convincere almeno l’ala piû dialogante del chavismo a sedersi attorno a un tavolo? Cosa vogliono i soldati di flanella?”

Portavoce: “Io credo che ora come ora il dialogo sia impossibile. Credo in un intervento che sia degli Stati Uniti o dell’Onu, perché come abbiamo detto questo è un narcoregime e noi non abbiamo armi. A che cosa serve se ogni volta che scendiamo in strada uccidono 150 ragazzi, come se niente fosse? 150! Senza dimenticare che ci sono state 5000 persone processate da luglio a ottobre e di queste persone quasi 2000 sono ancora agli arresti. Per nulla, per dissentire. È impossibile cacciare un dittatore semplicemente dicendogli di andar via. Non voglio che arrivi qualcuno e uccida tutti, ma personalmente credo che l’unica possibilità per questo paese sia che, non so, le forze dell’Onu, arrivino e arrestino i narcotrafficanti. Li conoscono, conoscono i loro nomi: sono Diosdado Cabello, Nicolas Maduro, i generali corrotti e li portino via, in ceppi, li arrestino. Non devono ucciderli, ma devono andare in galera e paghino per i loro crimini”.

Alberto de Filippis, Euronews: “L’opposizione venezuelana ha vinto il premio Sakharov per i diritti umani. Voi come considerate questa opposizione politica?”

Portaovce: “Credo che sia la costanza quella che permetterà la fine di questo regime. Siamo rimasti oltre tre mesi in strada, poi i politici ci hanno detto di andare a casa e quello che hanno fatto è stato un disastro. Elezioni su elezioni e stiamo ancora qua. Deputati riparati all’estero, il vicepresidente del parlamento perseguitato dalla polizia politica… non abbiamo ottenuto nulla. Credo che la pressione sia nelle proteste di piazza. È il mio punto di vista e quello del movimento. Restare in strada, pacificamente fino a che il tiranno se ne andrà”.

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