Venezuela, dove un caffé vi costa 300 euro

Venezuela, dove un caffé vi costa 300 euro
Di Alberto De Filippis
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Maduro minaccia misure dittatoriali per piegare il mercato ai suoi piani

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È di un paio di giorni fa, in Venezuela, la decisione di abbandonare il dollaro e utilizzare altre valute come l’euro o il rublo per gli scambi internazionali. Un gesto anche per aggirare le sanzioni di Donald Trump, il presidente Maduro va oltre, e in diretta televisiva avverte: “Se devo diventare un dittatore per garantire dei prezzi decenti al popolo lo farò, e voi sapete che sono uomo di parola”.

L’iperinflazione nel paese però non è più controllabile e anche i tentativi di affidarsi ad altre monete non sembrano una soluzione, visto lo stato dell’economia nazionale. Il governo offre dati spesso non veritieri sulla reale tenuta della valuta nazionale e anche l’aumento del 40% del salario minimo, oggi, con il bolivar che è carta straccia, serve a poco. Progetti stranieri come il Billion Prices Project, progetto congiunto del mit di Boston e dell’università di Harvard (ma con declinazioni anche in spagnolo), chiedono agli utenti di dare il costo reale dei generi di prima necessità nei negozi per misurare l’inflazione su base settimanale. E i dati sono ben peggiori di quelli forniti dall’esecutivo con le scadenze dei debiti internazionali sempre più incombenti.

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