Studio fotografa l'integrazione dei fedeli musulmani in Europa

Studio fotografa l'integrazione dei fedeli musulmani in Europa
Di Euronews
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Esiste un gap culturale, ma la situazione globale è in progresso

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Secondo un recente studio, prodotto dalla “Fondazione Bertelsmann”: “:https://www.bertelsmann-stiftung.de/en/publications/publication/did/results-and-country-profiles-muslims-in-europe/ found., in cinque paesi europei (Germania. Austria, Svizzera, Francia, Regno Unito), solo un quinto degli intervistati non vorrebbe avere persone di fede musulmana come vicini di casa.

Una media del 31% delle diecimila persone scelte come campione nei divesi paesi ha dichiarato invece di non desiderare vivere accanto a rifugiati, con Austria (26%) e Regno Unito (25%) che mostrano il più alto tasso di risposte negative.

Soltanto l’1% dei partecipanti al sondaggio ha risposto negativamente alla domanda se accetterebbero vicini di fede cristiana. Rispetto a potenziali vicini ebrei, tutti i paesi hanno avuto un tasso di risposta negativo al di sotto del 10%, con l’Austria con il massimo (8%). Il 3,6% degli intervistati ha invece indicato che non vorrebbe avere un vicino ateo.

Nel Regno Unito si è registrata la percentuale più elevata di risposte negative rispetto alla possibilità di vivere accanto famiglie con molti bambini (oltre il 28%), mentre la media negli altri paesi è stata del 15% o inferiore.

Lo “studio”: https://www.bertelsmann-stiftung.de/fileadmin/files/BSt/Publikationen/GrauePublikationen/Study_LW_Religion-Monitor-2017_Muslims-in-Europe_Results-and-Country-Profiles.pdf fa parte di una ampia indagine sull’integrazione e l’accettazione dei cittadini di fede musulmana in Europa nella Religion Monitor 2017. Nel rapporto si legge che “nonostante le forti tensioni sociali, l’integrazione sta compiendo progressi evidenti”.

Per fornire maggior stabilità ai processi di integrazione, conclude lo studio, la società dovrebbe impegnarsi per accettare le diversità culturali, religiose, aumemntare la partecipazione dei cittadini a tutti i livelli e costruire comunità interreligiose e interculturali.

Questo approccio, sottolineano i ricercatori, è più efficace sul lungo periodo del “vivi e lascia vivere”, soprattutto quando vi sono crisi maggiori che scuotono la società europea , come attentati, crescita dei populismi o forti crisi istituzionali.

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