''Non nel mio nome'', la condanna della comunità musulmana di Ripoll
Una quarantina di persone della comunità musulmana di Ripoll si sono ritrovate sabato davanti al comune della cittadina catalana, per condannare fermamente gli attacchi terroristici di Barcellona e Cambrils.
Familiares de los acusados de integrar el grupo terrorista sostienen carteles con la leyenda ‘no en el meu nom!’ https://t.co/7BB71j2sTOpic.twitter.com/lRu6zJJPWR
— EL PAÍS (@el_pais) 19 agosto 2017
‘‘No en el meu nom’‘ (non nel mio nome) il messaggio lanciato dai partecipanti, tra i quali c’era anche Hannou Ghanimi, madre del ricercato numero 1, Younes Abouyaaqoub.
“Deve recarsi al commissariato. Preferisco che vada in prigione piuttosto che sia morto. Non voglio che uccida, l’Islam non significa uccidere persone. L’Islam è pace e amore’‘, queste le parole della madre, accompagnata da una cugina di Younes.
E’ sconvolta anche Halima, madre di Mohamed e Omar Hychami, entrambi uccisi giovedì notte dalla polizia a Cambrils: “Mohammed mi ha detto che era in vacanza fino al 27 agosto. Gli ho chiesto dove era e mi ha risposto che era al mare, con gli amici. Mi chiamava spesso’‘.
E’ una comunità distrutta e che non si spiega come dei giovani come i propri figli, cugini o amici abbiano potuto compiere un atto così atroce da soli.