Duterte, primo anno del presidente-Rambo

Duterte, primo anno del presidente-Rambo
Di Alberto De Filippis
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto:Copy to clipboardCopied
PUBBLICITÀ

È passato appena un anno dall’investitura presidenziale del filippino Rodrigo Duterte. Avvocato di 71 anni succede a Benigno Aquino e conquista subito i titoli dei giornali con uscite molto colorite. Il suo obiettivo dichiarato: sradicare la criminalità e i cartelli della droga che piagano il Paese. Non importa come. In un anno infatti, la sua guerra alla droga provoca oltre 9000 morti. Molti di questi decessi sono, per i suoi detrattori, vere e proprie esecuzioni commesse nell’ombra. Duterte chiede persino ai cittadini di uccidere i drogati e suscita indignazione paragonando la sua guerra privata all’olocausto di Hitler. Afferma che vorrebbe eliminare 3 milioni di drogati.

Eppure, dopo anni di lassismo, la sua popolarità nel Paese non accenna a diminuire. I suoi metodi sono condannati dalla comunità internazionale, dall’Onu all’Unione Europea, a cui non lesina gestacci per accompagnare le sue uscite.

Duterte non ama certo il politicamente corretto e sa, per il momento, di avere alle spalle il suo popolo, esasperato da una delinquenza di tipo militare che ha fatto molti morti negli anni. Il filippino non teme di prendersela con il presidente statunitense, in quel caso Barack Obama, a cui chiede rispetto prima di interrogarsi sulla moralità della madre del suo omologo americano dell’epoca. E aggiunge:“Vai al diavolo Obama”.

Duterte parla a nuora perché suocera intenda. Il suo allontanamento dagli Stati Uniti porta a un riavvicinamento con Cina e Russia. Strette di mano prima con Ji Xinpin e poi con Vladimir Putin, descritto come un eroe. Ma Duterte è a Mosca anche per chiedere armi.

Ne ha bisogno per combattere i jihadisti nel sud delle Filippine dove lo stato islamico ha aperto un nuovo fronte alleandosi con islamisti locali. L’esercito bombarda la città di Marawi per eliminare i jihadisti provenienti da Cecenia, Indonesia e Malesia. Risultato, circa 400 morti e la città in macerie.

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Filippine: terremoto di magnitudo 7.6 colpisce il sud del Paese, rientrata l'allerta tsunami

Filippine, la premio Nobel Maria Ressa assolta dall'accusa di evasione fiscale

Manila critica Pechino per l'incidente nel Mar Cinese Meridionale: convocato l'ambasciatore