Venezuela, 80 giorni di proteste e repressione

Venezuela, 80 giorni di proteste e repressione
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Di Andrea Neri
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Un manifestante di 17 anni ucciso con un colpo di pistola al torace, altri 5 con ferite d’arma da fuoco. Tutti giovani, scesi in strada contro il governo venezuelano di Nicolas Maduro. Sono ormai 80 giorni che l’opposizione protesta, nella capitale Caracas come in tante città del Paese. Ottanta giorni di repressione con agenti che sparano ad altezza d’uomo.

Ismael Garcia, membro dell’opposizione social-democratica: “Abbiamo bisogno che gli organismi internazionali agiscano con maggiore attenzione. Nessun tipo di intervento nel nostro Paese ma sì, è necessario esercitare una maggiore pressione nei confronti di questo governo corrotto, accusato addirittura di narcotraffico” ha detto ai microfoni di euronews.

David Smolansky, membro d’opposizione, sindaco di El Hatillo: “Per noi è molto importante che in tutto il Venezuela e nella comunità internazionali si continui ad avere coscienza del sistema autoritario attualmente in vigore nel Paese, un sistema autoritario che conta oltre 350 prigionieri politici, un sistema autoritario che censura i mezzi di comunicazione”.

La nuova giornata di proteste ha causato il ferimento di almeno 40 persone. Il numero complessivo delle vittime, dall’avvio delle manifestazioni a inizio aprile, è di 75 morti.

Il commento di Alberto De Filippis, inviato di euronews a Caracas: “Polizia e guardia nazionale bolivariana che attaccavano espressamente i giornalisti. Un unico obiettivo: impedire che il mondo sappia quello che sta accadendo oggi in Venezuela”.

Ma mentre a Caracas si muore per strada, a Cancun, in Messico, la Ministra degli Esteri Venezuelana Delcy Rodriguez ha abbandonato l’Assemblea dell’Organizzazione degli Stati Americani asserendo che il governo del Venezuela non ha bisogno di interventi o decisioni esterne. E confermando quanto sia sempre più profondo l’isolamento del Paese a livello internazionale.

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