Oltre la protesta: I giovani della piazza gridano, “Russia senza Putin”

Oltre la protesta: I giovani della piazza gridano, “Russia senza Putin”
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Di Euronews
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“Non è democrazia se non si cambia chi governa.” Sembrerebbe uno spot di una campagna elettorale, se non fosse che a scriverlo non sia stato un famoso pubblicitario, ma un ragazzo di vent’anni. Siamo a Mosca, la capitale della Federazione Russa e per le strade del centro le bandiere si mischiano alle grida di rabbia e agli striscioni, scritti a mano in rosso e blu su carta bianca. È il 12 giugno e qui è festa nazionale, dal 1992 si festeggia la Giornata della Russia, gli uffici sono chiusi e l’Unione Sovietica sembra lontana anni luce. Quest’anno però, c’è qualcos’altro a cui pensare, le elezioni non sono poi così lontane – si andrà alle urne a marzo 2018 – e la campagna politica si fa su internet, tra video su Youtube e una manifestazione difficile da organizzare. Perché in Russia le regole parlano chiaro e infrangerle può costare caro. Sembra quasi non interessi ad Aleksey Navalny, leader di opposizione, noto blogger e avvocato russo, amico di Nemtsov e “star” tra i teenager russi. Più di un mese fa sul suo blog aveva incitato i suoi sostenitori a riunirsi nelle piazze di tutta la Russia nel giorno di festa nazionale e manifestare contro la corruzione dopo le proteste di massa dello scorso 26 marzo.

Navalny nella centralissima via Tverskaya non ci è mai arrivato però, accusato di “ripetuta violazione delle norme sull’organizzazione delle manifestazioni” e arrestato sotto casa poco prima che si recasse davanti alla piazza Pushkina a guidare il corteo non autorizzato. In piazza sono comunque scesi in tanti, a migliaia, dandosi appuntamento dietro ad una tastiera di un computer o di uno smartphone. Loro, i criceti di internet, quelli della Generazione Z degli anni duemila, erano tutti lì, nella via Tverskaya, ad alzare la voce e a mostrare a media internazionali le loro parole, le loro idee della loro Russia, nero su bianco. Hanno 17, 20, addirittura 14 anni, sono giovani, tecnologici e arrabbiati. E questo il leader di opposizione Aleksey Navalny lo sa bene, sempre pronto a comunicare le sue direttive politiche, i suoi meeting, le sue decisioni, non davanti ad una telecamera della televisione di stato, bensì su internet, utilizzando tutti i canali possibili, da Facebook a Twitter, passando per il social network russo VKontakte alla piattaforma di messaggistica Telegram.

Persino domenica sera, a poche ore dalla manifestazione, Navalny ha comunicato ai “suoi” un cambio di programma: l’incontro non sarebbe più stato in periferia a corso Sakharov, autorizzato dalle autorità, bensì in centro, trasformando Mosca in una base militare. “Putin ha deciso di arrestare anche le mie idee,” mi dice una giovane mentre davanti a noi continuano ad essere fermati i manifestanti – sono stati più di 700 nella capitale e 900 a San Pietroburgo.

Moscow Protest

Nella Russia di Putin la rabbia si legge anche nei volti dei poliziotti, soldati e le forze speciali “omon,” molti di loro giovanissimi, che non fanno sconti. Avanzano per far spostare la folla, ripetendo l’uno a l’altro “Insieme! Insieme!” mentre un gruppo di donne gli urla “Nessuno vi ha chiamato.”

Il ritornello che riecheggia è però “La Russia sarà libera”. Si legge nel labiale di Tania, Sergey e Oleg, 24 anni di Mosca che mi dice che la situazione in Russia deve cambiare, “voglio politici non corrotti ed onesti. Non so se Navalny è l’uomo giusto per governare un paese grande come la Russia, ma è un volto diverso ed è dalla nostra parte.” Oleg come Vadim, Olga e Sasha, sono stanchi di Putin, al governo dal 2012, e non hanno paura di urlarlo in piazza, davanti ai poliziotti, ripetendo decisi, “Russia senza Putin.” Un cartellone recita “Vova (Vladimir) ti seguiamo,” mentre un altro giovanissimo, con la bandiera della Russia disegnata sul volto, cita lo scrittore e giornalista russo Mikhail Saltykov-Shchedrin, “Molti tendono a confondere il concetto di patria con quello di vostra maestà.”

Le provocazioni si mischiano alla rabbia, che è facile percepire nello sfogo di Anatoli, 25 anni, “È curioso pensare che proprio oggi delle strade siano state chiuse per lavori in corso quando ieri non lo erano, sono stanco di essere preso in giro, le nostre proteste sono legittime, vogliamo tutti che Putin se ne vada.”

Aspettando che Navalny sconti la condanna di 30 giorni di carcere per violazione alle norme che regolano i raduni pubblici, su internet le immagini di una Mosca “diversa” e violenta hanno fatto il giro del mondo, alimentando la convinzione che arrivare alle elezioni così potrebbe costare caro a Vladimir Putin.

Maria Michela D’Alessandro

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