Gli attentatori di Teheran avevano combattuto in Siria e in Iraq come militanti dell’Isil prima di attaccare la capitale iraniana: lo rivela l’intelligence della Repubblica Islamica secondo la quale i presunti terroristi, tutti iraniani, erano rientrati per la prima volta nell’estate del 2016 con il progetto di colpire dei centri religiosi sotto la direzione di un alto comandante dell’Isil.
Le reazioni per le strade di Teheran all’indomani dell’attacco:
“Oggi è tutto molto normale. Le strade sono aperte e c‘è un via vai di gente. Ho visto che il palazzo del parlamento era aperto e che venivano svolte le attività abituali”.
“Vogliamo la sicurezza estrema e speriamo di non rivedere mai un attacco terroristico così vicino, sono ancora spaventata”.
“Tutti parlano di Daesh. Cos‘è Daesh? Sono agenti di Israele, della famiglia Al Saud e degli Stati Uniti, tutti loro portano rancore verso il nostro Paese. Hanno creato e finanziato l’Isil”.
“Il comunicato della Casa Bianca e le nuove sanzioni statunitensi sono ripugnanti, mentre gli iraniani affrontano il terrore sostenuto dai clienti degli Stati Uniti”, ha commentato il ministro degli Esteri iraniano Mohamad Javad Zarif.
Il bilancio delle vittime degli attacchi al parlamento e al mausoleo di Khomeini è salito a 17 morti.