Louise Moaty e Jordi Savall parlano della loro interpretazione dell'opera di Marin Marais.
Louise Moaty, regista teatrale: ““Alcione”:https://it.wikipedia.org/wiki/Alcione_(figlia_di_Eolo) è veramente un pezzo che si basa sull’ incanto. Fin da subito ho pensato di scritturare gli artisti del circo per incarnare queste meraviglie visive che sono proprie del barocco.
L’idea era anche sviluppare il linguaggio del circo nella prospettiva scenografica e di lavorare sulla scenografia usando i macchinari del circo, per far si’ che tutto interagisca”.
Jordi Savall, direttore d’orchestra: “Il mio metodo è prima di tutto far recitare il testo che si canta per rendersi conto della maneggevolezza delle inflessioni. Questo ci ha permesso di avere in seguito, quando si aggiunge il suono, un’articolazione, una declamazione molto piu’ incisiva. « Dieu ! Dieu ! Quel orage ! »
Jordi Savall, direttore d’orchestra: “Questo deve essere sottolineato anche dal direttore d’orchestra. Si sfruttano questi elementi per creare un linguaggio di grande espressività e di grande modernità”.
Louise Moaty, regista: “Francamente ho scelto un asse molto contemporaneo, che tuttavia cerca di appropriarsi e di condividere tutto ciò che mi interessa nell’universo barocco. Proprio questa diversità, questa irregolarità, queste espansioni tipiche del barocco sono comunque sotto una prospettiva contemporanea”.
Jordi Savall: “Non so se allora avrebbero potuto capire la massainscena odierna. Ma l’emozione che passa attraverso il canto, attraverso il giusto gioco strumentale, è quel che resta e che sarà sempre l’ideale per far si’ che la musica desti meraviglia”.