Siria. L'esperto: "Un attacco isolato non avrà conseguenze"

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Hasni Abidi direttore del Centro di Studi e ricerca sul mondo arabo e mediterraneo di Ginevra ai microfoni di euronews

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Sophie Desjarndin, giornalista di euronews, ha intervistato sull’attacco americano in Siria seguito all’ attacco chimico di Idlib, Hasni Abidi (direttore del Centro di Studi e ricerca sul mondo arabo e mediterraneo di Ginevra, un grande esperto del mondo arabo).

D. Ci dica, dopo 5 anni di guerra, i bombardamenti americani, segnano una svolta nel conflitto?

R. Per la prima volta c‘è un bombardamento, una minaccia aerea contro le installazioni militari in Siria; nonostante, naturalmente, l’avvertimento russo e iraniano, possiamo davvero parlare di un cambiamento nella politica degli Stati Uniti nella crisi siriana.

D. Cerchiamo di essere chiari, ci sono poche possibilità, a meno che gli Stati Uniti non entrino in una campagna a lungo termine, che questi bombardamenti cambino la situazione sul lato del regime siriano, qual è il loro scopo, quindi?

R. Ci sono diversi obiettivi perseguiti dal presidente Trump. Prima di colpire una grande installazione militare, Trump lancia un avvertimento, vuole punire il regime siriano che non ha accettato gli impegni sulle armi chimiche. E vuole anche dimostrare che con i russi mantiene una certa autonomia. Il secondo elemento di interesse, è che il presidente degli Stati Uniti vuole marcare una cesura, una rottura rispetto alla gestione delle questioni diplomatiche dell’amministrazione Obama. Questo bombardamento è in grado di cambiare i rapporti di forza? Per il momento, no, perché si tratta di un’azione limitata nel tempo e nello spazio; sappiamo che ha colpito una base aerea, il che non è sufficiente a ridurre la capacità militare del regime siriano e dei suoi alleati che sono presenti sul suolo siriano e che sono in grado, d’altro lato, di vincere contro gruppi armati. Se questo attacco non verrà seguito da altri attacchi, se non verrà sostenuto a livello internazionale, non avrà conseguenze, neanche sui negoziati di pace di Ginevra e di Astana e quindi il Presidente Trump probabilmente andrà a guadagnare qualche punto nel suo Paese ma non ci saranno effeti sulla crisi siriana.

D. Russia e Iran hanno reagito con forza, invece il mondo arabo è piuttosto silenzioso. Come lo spiega?

R. Non siamo sorpresi dal silenzio delle capitali arabe. All’inizio la loro posizione è sempre attendista. La loro reazione è sempre l’ultima, ma si sa che un peso massimo nel mondo arabo, l’Arabia Saudita, ha ben accolto il bombardamento. Il generale Al Sisi, in Egitto, non ha detto una parola quando sappiamo che ha rapporti con il regime siriano. Quindi penso che il mondo arabo è, in primo luogo, diviso sull’approccio alla crisi siriana. I paesi del Golfo vogliono che Bashar al-Assad se ne vada ma non è quello che vuole tutta la Lega degli Stati Arabi.

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