A una settimana dall'attacco di Westminster, i londinesi hanno commemorato le loro vittime.

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A Londra una catena umana per mostrarsi uniti indipendentemente dalla fede

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“Io sono musulmano”, dicono gli hashtag sulle magliette di diversi fra i partecipanti alla catena umana in onore delle quattro vittime dell’attacco di Londra sul Westminster Bridge. A una settimana da quando Khalid Masood si è lanciato a bordo di un Suv sulla folla uccidendo tre persone per poi accoltellare a morte un agente davanti al parlamento ed essere a sua volta ucciso dalla polizia, in centinaia hanno sfilato sul ponte e, alle 14.40, ora dell’attacco, hanno osservato un minuto di silenzio.

Ayyaz, che partecipa alla campagna #IAMAMUSLIN, dice: “Ci siamo guardati tutti con rispetto per quel che è successo. Soprattutto quando l’orologio ha suonato le due e quaranta, quello è il momento in cui l’abbiamo davvero sentito”.

Una donna pastore anglicana spiega: “Siamo qui in solidarietà con le famiglie che hanno perso i loro cari, ma soprattutto per mostrare al mondo che siamo uniti indipendentemente dalla fede che rappresentiamo. E questo è davvero importante oggi in un mondo in cui ci sono così tante divisioni”.

Fra le vittime dell’attacco del 22 marzo, anche una cinquantina di feriti. Nell’ambito dell’inchiesta 12 persone sono state arrestate, due sono ancora in custodia cautelare. L’attentato è stato rivendicato da Isil, con cui però secondo la polizia Masood non aveva nessun legame.

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