La nuova Africa al Forum Crans Montana

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Di Euronews
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L'Africa alla svolta del terzo millennio sotto i riflettori di un incontro che vuole promuovere il continente, le popolazioni, il business, l'agricoltura continentale.

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Agricoltura, sicurezza alimentare, salute pubblica, gestione delle risorse naturali, il ruolo dei giovani e delle donne sono stati al centro della III edizione tematica del Forum Crans Montana a Dakhla Marocco.

150 États représentés à la 3ème édition du Crans Montana Forum 2017 #DakhlaMaroc#SaharaMaroc#DajlaMarruecos#Morocco#Africa#CMFD2017pic.twitter.com/bBK2pdRvp9

— Dakhla Events (@Dakhla_Events) 17 marzo 2017

Il gotha mondiale della politica, l’economia e la finanza si è dato appuntamento al Forum Crans Montana intitolato “Verso una nuova Africa del XXI secolo” cioè l’Africa della stabilità, della coesione e della solidarietà per uno sviluppo sostenibile.

Un’“edizione”:http://www.cmf.ch/index.php?page=12&eve=1 che esalta la cooperazione sud-sud. Più di un migliaio di partecipanti provenienti da tutto il mondo, da 36 paesi europei, 27 Stati d’America, 44 Stati africani e 43 asiatici e dell’Oceania hanno partecipato all’evento.

Pierre-Emmanuel Quirin, Presidente del Forum, ha indicato una grande riflessione sul XXI secolo dell’Africa, il suo notevole potenziale ed ha parlato di sicurezza alimentare, agricoltura sostenibile e non solo nel quadro di una cooperazione internazionale, fondata sul mutuo rispetto e uno scambio paritetico.

I partecipanti agli incontri hanno consacrato questa edizione allo sviluppo dell’Africa e all’apertura di nuovi centri nella cooperazione sud-sud..

ABUBAKAR BUKOLA SARAKI, Presidente del Senato di Nigeria: “L’ undici per cento degli scambi commerciali in Africa avviene fra paesi africani ed è troppo poco, tropo ridotto. Il nostro obiettivo deve essere quello di andare molto piu’ in alto, di migliorare questa situazione. Questo è il mio scopo, attrarre la comunità del business, quella africana, l’americana e l’europea”.

La questione investe i ministri di agricoltura e economia. Obiettivo prioritario esprimere una riflessione profonda sul futuro dell’agricoltura e sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale.

Hakima El Haite, Ministro del Marocco delegato all’ambiente: “Molti popoli in Africa e nei paesi africani conoscono la fame, cosa vergognosa nel nostro secolo visto il livello di tecnologia, l’innovazione e le proposte fatte dagli africani. L’Africa deve affrontare i problemi dell’acqua e dell’agricoltura.

Il Forum ha riservato un posto speciale alle popolazioni locali, alle donne africane in relazione ai temi della loro integrazione e l’impatto che possono avere sul progresso economico e sociale. La principessa del Kuwait Sheikha Hissah Saad Al-Salem Al-Sabah ha sottolineato i problemi che affrontao le donne africane e quelle arabe e la necessità di trovare soluzioni per migliorare le loro condizioni di vita e lavoro.

La Fondazione Crans Montana ha dato premi a personalità in riconoscenza dei loro meriti. Tra questi la presidente del collettivo delle donne per la lotta contro la migrazione illegale dal Senegal.

Congratulations to all the recipients of the New Leaders for Tomorrow 2017 Diploma! #CMF17pic.twitter.com/hpdeQbWm71

— Crans Montana Forum (@CransMontanaF) 18 marzo 2017

Yayi Bayam Diouf presidente del Collettivo delle donne per la lotta alla migrazione clandestina in Senegal: “ La mia storia è cambiata da quando ho peduto mio figlio migrante in mare, da quando ha lasciato il Sénégal in un battello di fortuna per raggiungere le coste spagnole, ala ricerca di una vita migliore, per me è stato il detonatore che mi ha spinto a impegnarmi nella sensibilizazzione, a informare i giovani, le comunità della costa sul pericolo di questo flagello”.

Per YVONNE CHAKA CHAKA, dell’AFRICA FOUNDATION è drammatico vedere che i paesi europei chiudono le porte davanti ai loro figli che disperatamente cercano di emigrare: “ Sto supplicando tutti – ha detto – quando queste persone arrivano davanti ai vostri paesi non sbattete loro la porta in faccia, tutti hanno bisogno di vivere, non abbandonano i loro paesi volontariamente, lo fanno per le condizioni in cui vivono”.

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