G20: dal comunicato finale scompare no al protezionismo. Washington fa muro contro il libero scambio
La montagna ha partorito un topolino. Il segretario al Tesoro americano Steven Mnuchin ha spiegato che il problema sono gli squilibri, cioè i flussi di esportazioni verso gli Stati Uniti. Washington si oppone al fatto che il libero scambio sia troppo regolamentato e multilaterale. Cassato dal comunicato finale qualsiasi riferimento all’accordo sul clima.
Muro contro contro muro con la Cina. Già al Forum economico di fine gennaio, a Davos, il presidente Xi Jinping aveva attaccato il protezionismo proprio con riferimento alla nuova amministrazione americana, dicendo che “è come chiudersi in una stanza buia”.
Se il linguaggio del corpo ha un senso, è difficile non vedere la rabbia del ministro delle finanze tedesco Schäuble quando ha detto che: “malgrado le divergenze le discussioni procedono per affrontare le prossime difficoltà”. Un modo diplomatico per dire che il vertice si è concluso con un nulla di fatto.
Dal testo finale del G20 è sparito il “no” all protezionismo, per non indispettire Washington. Il documento finale è apparso molto annacquato rispetto a quello che avrebbe desiderato Berlino.