Rappresentante OSCE: "Nel Dombass la gente vuole che il conflitto finisca"

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Di Luca Colantoni
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Euronews ha intervistato Alexander Hug della missione per il monitoraggio della guerra in Ucraina

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Il conflitto nell’Est dell’Ucraina prosegue ormai da quasi tre anni. A volte sembra rallentare, ma subito dopo torna a riaccendersi e, malgrado gli sforzi dei mediatori, la soluzione appare lontana. Euronews ne ha parlato con Alexander Hug, inviato dell’OSCE per monitorare la situazione del Dombass: “Quello che è certo è che gli ingredienti del conflitto sono ancora tutti lì: le armi pesanti sono ancora presenti su entrambi i lati della linea e le posizioni sono troppo vicine. Una escalation che abbiamo avuto tra la fine del mese di gennaio e l’inizio di febbraio è in qualsiasi momento rischia di riaccendersi”.

IL TWEET DELL’OSCE SULLA SITUAZIONE NEL DOMBASS

.OSCE_SMM</a> observed damage from shelling in Avdiivka, Popasna, Dachne, Oleksandrivka, Dokuchaievsk, Loskutivka <a href="https://t.co/aukFFxSbN3">https://t.co/aukFFxSbN3</a></p>&mdash; OSCE (OSCE) 6 marzo 2017

Recentemente proprio quella escalation, nel Dombass ha portato l’esercito ucraino e i ribelli filorussi a scontrarsi piu’ volte nella zona industriale di Avdiyivka con relativo scambio di accuse tra Mosca e Kiev. E da quelle parti si contano diversi morti e quasi 17mila sfollati il che ha richiesto proprio l’intervento dell’Osce e la domanda è cosa potrà accadere adesso con l’inizio della primavera: “La popolazione civile ha molto sofferto nel terzo inverno consecutivo di questo conflitto – dice Alexander Hug – La maggior parte delle vittime, tra l’altro, sono state ferite o uccise da armi che non avrebbero dovuto essere lì. Ecco, credo che ora sia giunto il momento di mettere in pratica quello che le parti hanno concordato, ovvero ritirare le armi e disimpegnare la linea di contatto in modo che i civili possano tornare ad una vita normale”.

Migliaia di persone attraversano ogni giorno la linea che delimita l’autoproclamata Repubblica di Donetsk, ma non è cosi’ facile. Persone della zona controllata dai separatisti dichiarano che Kiev non riconosce i loro passaporti e lamentano l’impossibilità di ottenere i documenti da parte del governo Ucraino. Anche l’Osce, nella figura della Missione per monitorare la situazione nella zona del Dombass, riceve ogni giorno delle lamentele in questo senso: “Siamo consapevoli delle complicazioni – continua Hug – tuttavia la maggior parte dei reclami relativi a combattimenti in corso, la maggior parte dei cittadini e dei civili che abbiamo incontrato per strada, nei villaggi, tutti ci dicono solo una cosa, che questo conflitto deve finire. vogliono tutti tornare alla loro vita normale, tornare a scuola, a lavoro, e attraversare quella linea abbastanza normalmente e che non esista solo nelle loro menti, ma anche nella realtà”

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