Vienna chiama Belgrado e Skopje: un fronte comune per fermare i migranti

Vienna chiama Belgrado e Skopje: un fronte comune per fermare i migranti
Di Diego Giuliani
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto:Copy to clipboardCopied

Il Ministro degli esteri austriaco plaude la chiusura della rotta balcanica e consolida le alleanze.

PUBBLICITÀ

Vienna chiama Belgrado e Skopje per consolidare la cooperazione nel contenimento dei migranti. In visita in Serbia e Macedonia, il Ministro degli esteri austriaco Sebastian Kurz ha battuto il ferro ancora caldo dell’accordo sulla cooperazione civile e militare fra 16 paesi dell’Est e del Sud Europa, siglato la scorsa settimana proprio in Austria.

Im Mittelpunkt des Treffens von AM Ivica Dacic und AM @sebastiankurz standen die Migrationskrise sowie die Schließung der Balkanroute pic.twitter.com/xuHGwUVtDh

— MFA Austria (@MFA_Austria) February 13, 2017

In agenda per il Ministro degli esteri Kurz anche un incontro con l’omologo serbo Ivica Dacic. “Al centro – twitta il Ministero degli esteri austriaco – la crisi dei migranti e la chiusura della Rotta balcanica”### Il premier serbo Vucic: “Non diventeremo un parcheggio per migranti illegali”

Al plauso di Kurz per il contributo alla chiusura della rotta balcanica il premier serbo Aleksandar Vucic ha replicato non risparmiando critiche ad alcuni dei vicini. “Anche se alcuni paesi dell’Unione Europea non fanno la loro parte – ha detto -, noi siamo soddisfatti di quanto stiamo facendo e continueremo a fare del nostro meglio per evitare di diventare un ‘parcheggio’ per migranti illegali”.

Nonostante la rotta balcanica sia chiusa da un anno, Vucic ha infatti detto che la Serbia registra ancora fino a 140 arrivi quotidiani, in prevalenza dalla Bulgaria. Circa 6.700, sempre secondo le sue stime, quelli attualmente presenti nel Paese.

Da Vienna un “piano anti-crisi”: “Se naufraga l’accordo con Ankara, pronti anche alla cooperazione militare”

Cifre che rischierebbero di tornare a salire vertiginosamente qualora saltasse l’accordo fra Bruxelles e Ankara dello scorso marzo. Ed è proprio in previsione di un simile scenario che dall’incontro di Vienna di mercoledì è emerso anche un eventuale “piano anti-crisi”, comprensivo di misure d’urgenza come una “cooperazione civile e militare”, da adottare nel rispetto di “capacità e competenze nazionali” e del “diritto europeo e internazionale”.

“Qui la dichiarazione finale”/http://www.mvcr.cz/soubor/deklarace-ze-zasedani-ministru-vnitra-a-ministru-obrany-ve-vidni.aspx dell’incontro avvenuto la scorsa settimana a Vienna e intitolato “Managing the migration challenges together”.

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Austria: manifestazione contro l'estrema destra, che però è in testa ai sondaggi

Austria, droni per far risorgere le foreste distrutte dal bostrico dell'abete rosso

Edilizia sociale: Vienna è ancora un modello da seguire?