Filippine, Amnesty: "Migliaia di esecuzioni extragiudiziali"

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Una gran parte degli omicidi compiuti dalla polizia filippina nella cosiddetta “guerra alla droga” scatenata dal presidente Duterte, sarebbero in realtà esecuzioni…

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Una gran parte degli omicidi compiuti dalla polizia filippina nella cosiddetta “guerra alla droga” scatenata dal presidente Duterte, sarebbero in realtà esecuzioni extragiudiziali.

Lo sostiene un rapporto choc di Amnesty International, che accusa il governo filippino di crimini contro l’umanità.

“Un ufficiale di polizia ci ha parlato degli incentivi per l’uccisione di tossicodipendenti, si tratta di una somma tra gli 8mila e i 15mila per ogni persona uccisa. L’ufficiale ha sottolineato che se non si uccide nessuno, non si incasserà alcun incentivo”.

In seguito alle polemiche il presidente Rodrigo Duterte ha sospeso l’iniziativa della guerra alla droga per dedicarsi a fare “pulizia al suo interno”.

La decisione giunge dopo la morte di un uomo d’affari sudcoreano in un commissariato di polizia: l’uomo era stato sequestrato dalla polizia antidroga, che poi l’ha ucciso.

Fino ad oggi la guerra alla droga nel paese asiatico ha provocato oltre 7.000 morti, in massima parte poveri e senzatetto.

Lo stesso Duterte a dicembre rivelò di aver ucciso tre uomini per dare l’esempio alla polizia, quando era sindaco della città di Davao.

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