Terremoto e slavina. Da Amatrice a Rigopiano: 50 km di paura

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Di Luca Colantoni
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Per il geologo esiste una correlazione tra i due eventi, ma in Italia manca un piano di prevenzione

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Mercoledi 18 gennaio. Una slavina si è staccata dal massiccio del Gran Sasso e si è abbattuta con tutta la sua violenza sull’Hotel Rigopiano dove 24 clienti e otto membri del personale si stavano preparando per lasciare il posto dopo l’eccezionale nevicata di quelle ore. Erano in attesa di una turbina spalaneve che non riusciva ad arrivare ed hanno lanciato un sos. Era di pomeriggio. I primi soccorsi sono giunti sul posto solo alle 4 del mattino e in condizioni proibitive, solo sugli sci o con ai piedi pelli di foca, quelle che si usano per l’alpinismo estremo. Quello che si trovano davanti è agghiacciante. Silenzio. Un silenzio assordante e inquietante durato per ore. Un silenzio che non lasciava troppe speranze ed apriva a presagi oscuri fino ai primi ritrovamenti. Poi l’alba, le immagini dall’alto ancora piu’ inquietanti. La slavina ha spostato letteralmente di qualche metro l’albergo verso valle. Il giorno prima l’Italia Centrale, ancora ad Amatrice, era stata nuovamente colpita da altre scosse di terremoto che hanno variato tra magnitudo 5.2 e 5.7 mentre a distanza di 50 chilometri si stava per consumare quest’altra tragedia. Costruito a un’altitudine di 1.200 metri, l’Hotel Rigopiano era alla base della catena del Gran Sasso. In piu’ sono state almeno 400 le scosse di assestamento. Se i contorni non fossero cosi’ drammatici verrebbe da pensare alla “tempesta perfetta”. Terremoto e slavina. Puo’ esistere una correlazione? Lo abbiamo chiesto al geologo Gian Vito Graziano: “La possibilità che la valanga e il terremoto siano eventi legati tra loro, a parere mio puo’ essere provata dal fatto che probabilmente c‘è stato anche uno spostamento del terreno sotto il manto nevoso. E’ quindi molto probabile che i due eventi siano correlati.”

#HotelRigopiano le immagini eccezionali del salvataggio del bimbo ad opera delle squadre #USAR#vigilidelfuocopic.twitter.com/r1fLSzskdN

— Vigili del Fuoco (@emergenzavvf) 20 gennaio 2017

Era il 24 agosto quando la Valle del Tronto fu sconvolta da una prima scossa di magnitudo 6.0. Amatrice, Accumuli, Arquata rase al suolo. Centinaia tra morti e feriti. Poi il 30 ottobre, poco dopo le sette del mattino ancora una scossa, ancora piu’ forte. Magnitudo 6.5, questa volta a Norcia e si parla di prevenzione sempre con Gian Vito Graziano: “Perché in Italia non c‘è un piano di prevenzione? Perché non c‘è nessuno che riesce a trovare fondi per la ricostruzione e la prevenzione? Spero che questo accadrà nei prossimi mesi perché ora è accaduto in Italia centrale, ad Amatrice nel mese di agosto, ma la prossima volta potrebbe accadere in un qualsiasi altro posto d’Italia. “

#Terremoto#maltempo, #vigilidelfuoco impegnati nella frazione Colle Pagliuca di #Amatricepic.twitter.com/RSFTXmYeUv

— Vigili del Fuoco (@emergenzavvf) 19 gennaio 2017

Disse bene il Vescovo di Rieti il giorno dei funerali delle 292 vittime: “Il terremoto non uccide. Uccidono le opere dell’uomo”. Sono 100mila gli sfollati che non hanno piu’ una casa e 47mila finora le scosse di assestamento per uno sciame di paura che, a quanto pare, non accenna a finire.

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