A Davos il dibattito di Euronews sulla fine del multiculturalismo

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Il multiculturalismo può sopravvivere alla natura dell'essere umano?

Il nostro tempo, caratterizzato da profonde divisioni culturali, propone nuove sfide alle politiche multiculturali e di integrazione.

Euronews ha aperto il dibattito al Forum Economico di Davos.

All’incontro, condotto da Isabelle Kumar, hanno partecipato:
Lonnie Bunch, Direttore del Museo Nazionale di Storia e Cultura Americana africana alla Smithsonian, negli Stati Uniti
Brendan Cox – attivista e direttore di More in Common
Elif Shafak, scrittrice
Alexander De Croo, vice Primo ministro del Belgio

COSA SIGNIFICA OGGI MULTICULTURALISMO?

Secondo Alexander De Croo “il Belgio è molto multiculturale perché sin dal passato, e ancora oggi, è meta di migrazione. Il problema va ricercato nell’integrazione dei migranti. I corsi di integrazione non funzionano. L’integrazione funziona se si garantisce il lavoro e se si esaltano i valori comuni. Questa è la discussione principale da proporre oggi in Europa. Ma non esiste ancora un dibattito sulla coesione sociale in Europa”.

Elif Shafak è particolarmente preoccupata per l’Europa. “Secondo un sondaggio Pew sulla diversità, un terzo degli europei ha una visione negativa sull’argomento. Questo deve spingerci a non ripetere gli stessi errori commessi in passato sul tema del multiculturalismo”.

Seondo Brendan Cox “non esistono società ‘monoculturali’. Abbiamo bisogno di capire di quale multiculturalismo stiamo parlando. Uno dei problemi che le società liberali hanno incontrato nel passato risiede nel fatto di esseresi concentrati sulle differenze e non sugli aspetti in comune”.

Lonnie Bunch sostiene che la sfida, negli Stati Uniti, “è quella di capire che la razza ha sempre plasmato l’identità nazionale”.

IL MULTICULTURALISMO PUÒ SOPRAVVIVERE ALLA NATURA DELL’ESSERE UMANO?

Shafak: “I populisti ci stanno spingendo al ritorno del tribalismo. Perché non posso essere londinese e un po’ turca allo stesso tempo? Perché devo avere una sola identità”.

De Croo: “È troppo facile ridurre la nostra identità a ciò che sembriamo. Dovrebbe essere definita da molte cose, potrebbe essere la squadra di calcio per la quale faccio il tifo. Combinare politiche identitarie e paura produce una miscela molto pericolosa. È un modo semplice per guadagnare popolarità, ma l’esito non è mai positivo”.

Cox: “È vero che esiste un istinto umano della differenza. Ma c‘è anche la capacità di entrare in empatia. Il problema è che dobbiamo rispondere alle paure della gente con i fatti, con storie umane, così la gente può provare empatia”.

QUANTO TEMPO DOVRÀ PASSARE PRIMA DI METTERE DA PARTE LE CONTROVERSIE?

Bunch: “Tensioni di questo tipo durano per generazioni. Non sono fenomeni temporanei”.

Cox: “La chiave di svolta è l’impegno economico. Ecco perché Londra è positivamente diversa. Le Istituzioni promuovono il contatto tra le persone e i data mostrano che questo cambia la percezione delle persone. Le aree dove ci sono pochi contatti tra le culture sono quelle con le maggiori tensioni”.

QUAL È IL LIMITE DELLA LIBERTÀ DI PAROLA IN UN CONTESTO MULTICULTURALE?

Shafak: “Dobbiamo stare attenti alle espressioni di odio. Ma io sono critica verso l’idea di creare spazi separati nelle università o cose del genere. Penso che abbiamo bisogno di ascoltare i diversi punti di vista. Nel mio paese, la Turchia, sono stati imprigionati più di 140 giornalisti. È difficile per gli scrittori, le parole sono diventate pesanti. Io sono per la libertà di parola, ma dobbiamo stare attenti ai discorsi di odio”.

NEL REGNO UNITO IL MULTICULTURALISMO È A UN PUNTO DI SVOLTA?

Cox: “Il 25% degli Europei in Occidente sostiene la migrazione, ma queste persone non sono organizzate e rumorose come l’altro 25%, i populisti, ostili ai rifugiati e ai loro simili. Al momento questi ultimi stanno influenzando il 50% delle persone che non appartengono a uno schieramento o all’altro. L’estrema destra si è impossessata del patriottismo e i progressisti hanno bisogno di riconquistare questa parola”.

COME LA RACCOLTA DATI PUÒ AIUTARE LE SOCIETÀ MULTICULTURALI

De Croo: “Nel dibattito pubblico, stranamente, non utilizziamo i dati, i fatti concreti. È necessario capire quali persone stanno venendo nel tuo paese e la raccolta di informazioni può essere utilizzata per questo. È necessario comprendere meglio la persona e, nel caso della Siria, sapere che queste persone sono molto ben istruite. Non si può pretendere di metterle in un campo profughi con tutti gli altri”.

CONSIDERAZIONI FINALI

Bunch: “Dobbiamo essere fiduciosi e credere che il cambiamento, così come è avvenuto in passato, può avvenire di nuovo. Dobbiamo esigere un paese all’altezza deigli ideali che dichiara di difendere”.

Shafak: “Dobbiamo prendere la demagogia sul serio. Non possiamo più permetterci il lusso di restare apolitici. Dobbiamo uscire dalle nostre stanze e connetterci con le persone. Nella vita impariamo da persone che sono diverse da noi. La diversità è preziosa ed è il momento di difenderla”.

De Croo: “Angela Merkel ha detto che il multiculturalismo ha fallito. Ma ha poi cambiato idea. In questi dibattiti bisogna difendere ciò in cui si crede, anche se è impopolare”.

Cox: “Abbiamo bisogno di connetterci con le persone emotivamente, parlare di più delle nostre somiglianze e meno delle nostre differenze”.

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