Chiedono la piena libertà di voto
Migliaia di persone, 10mila secondo gli organizzatori, la metà secondo la polizia, hanno manifestato a Hong Kong chiedendo il diritto al suffragio universale.
Il corteo si è snodato da Victoria Park al centro della città ed è stato indetto anche in solidarietà con quattro parlamentari che rischiano di essere depennati dalle liste elettorali per le loro idee pro-democrazia. I quattro hanno presentato ricorso e il loro caso verrà esaminato il 6 febbraio.
Dice un manifestante:
Queste persone hanno ottenuto 100mila preferenze e ora le azioni insensate del governo cancellano i diritti di noi elettori.
E un altro aggiunge:
La popolazione vive l’esperienza di essere privata dei propri diritti, ma non sa come resistere. Spero che in futuro e già con questo corteo riusciremo a far comprendere tutta la nostra rabbia contro il governo.
Il territorio cinese sotto amministrazione speciale andrà alle urne a fine marzo. L’attuale capo del governo locale, Leung Chun-ying , ha annunciato che non si ripresenterà per un altro mandato di cinque anni.
Gli eventuali candidati al posto devono passare al vaglio di una speciale commissione scelta da Pechino. E solo quelli che superano l’esame possono presentarsi.
A Hong Kong vige dunque una specie di democrazia sotto tutela, prevista dagli accordi di retrocessione della ex colonia britannica.
Il rapporto fra Hong Kong e il continente, definito ‘un paese- due sistemi’, assicura una certà libertà e un’ampia autonomia, compreso un sistema giuridico distinto dalla madrepatria. Ma quasi vent’anni dopo, il ritorno nel girone cinese, i residenti non l’accettano più e vogliono modificarne le regole in senso più liberale.
Da qui le ricorrenti proteste.