Serrano: "L'obiettivo principale dell'Ue è salvare e aiutare i migranti"

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Ma c‘è una via d’uscita per queste persone, o sono condannate a morire in Libia, o in mare se tentano il viaggio verso l’Europa?

Ma c‘è una via d’uscita per queste persone, o sono condannate a morire in Libia, o in mare se tentano il viaggio verso l’Europa? E di chi è la colpa? Delle autorità libiche, dei trafficanti, dell’Europa, delle agenzie di aiuto internazionale, come dicono alcuni nel nostro reportage?

Ne abbiamo parlato con Pedro Serrano, vice segretario generale incaricato della politica di sicurezza comune e difesa presso il Servizio europeo per l’azione esterna.

Sophie Claudet, euronews: Il governo libico riconosciuto dall’Onu sostiene che l’operazione Sophia è in realtà una manna per i trafficanti: prima ci volevano circa 200 miglia nautiche prima che i migranti fossero soccorsi, ora solo una dozzina. Per cui gli scafisti riempiono le barche all’inverosimile sapendo che i migranti saranno salvati, e sempre più saranno incoraggiati a prendere il mare.

Pedro Serrano: “Non consideriamo affatto questa come un’operazione che attira i migranti, ma che li salva in modi diversi. L’Operazione Sophia finora ha salvato direttamente, fisicamente dal mare, più di 30 mila persone, e penso che questo fosse l’obiettivo principale dell’Unione europea, ma prendendo di mira le bande criminali responsabili della tratta dei migranti, l’Operazione Sophia ha permesso di arrestare oltre 100 trafficanti e di distruggere un gran numero di imbarcazioni che erano usate dagli scafisti. In questo modo, ne scoraggia le pratiche”.

euronews: Un successo quindi?

Pedro Serrano: “Sta avendo diversi successi in alcuni dei compiti che le sono assegnati, sì.”

euronews: Le autorità libiche si lamentano anche di non ricevere sufficiente supporto logistico dall’Europa e dalle agenzie internazionali.

Pedro Serrano: “I messaggi che riceviamo noi sono diversi. Stiamo cooperando attivamente con le autorità libiche, le stiamo assistendo per quanto possibile nella formazione e nello sviluppo delle loro capacità. Come sapete, le difficoltà attuali per quanto riguarda l’espansione dell’autorità del Governo di Accordo nazionale inevitabilmente impongono dei limiti. Attraverso l’addestramento della guardia costiera libica, uno dei compiti affidati a Sophia, intendiamo aiutare le autorità libiche e il Governo di Accordo nazionale, il primo ministro Sarraj, a prendere il controllo di alcuni elementi che possono rafforzare la sicurezza e che saranno direttamente sotto il controllo del governo. Quindi stiamo facendo tutto il possibile per conferire potere al Governo di Accordo nazionale in quanto autorità legittima, riconosciuta, come lei dice, dal Consiglio di sicurezza dell’Onu”.

euronews: E le sembra che ricevano tutte le attrezzature e il supporto logistico di cui hanno bisogno? Perché a noi hanno detto il contrario. O ci vuole tempo?

Pedro Serrano: “Le attrezzature e il supporto logistico sono in cantiere. Sono anche legati all’addestramento, e bisogna garantire che siano usati in modo corretto e che finiscano nelle mani giuste, perché siamo di fronte a uno scenario complesso ora rispetto a chi controlla che cosa in Libia, quindi ci sono limiti anche legati a queste condizioni”.

euronews: Diverse organizzazioni per i diritti umani hanno accusato l’Europa di esternalizzare il suo lavoro di polizia alla Libia: l’Europa non può rimandare indietro i migranti soccorsi in mare, per cui starebbe insegnando alle autorità libiche a farlo, anche se la Libia è un posto molto pericoloso per i migranti.

Pedro Serrano: “L’obiettivo principale dell’Unione europea è salvare vite e affrontare la condizione dei migranti, ed è quello che stiamo facendo lavorando con l’Oim per quanto possiamo. La situazione nei centri di detenzione è orribile. Siamo davvero scioccati e molto preoccupati. Stiamo cercando di affrontare il problema in collaborazione con l’inviato speciale dell’Onu Kobler, con l’Oim e l’Unhcr. Siamo pronti a usare tutte le risorse necessarie, ma sia noi sia le Nazioni Unite stiamo incontrando difficoltà nell’occuparcene direttamente a causa della situazione in Libia, perché il controllo del governo sulle attività e i beni dello Stato è al momento limitato”.

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