I risultati contraddittori di Austria e Italia e i loro significati in chiave europea

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Il nostro corrispondente Gregoire Lory, in compagnia di un esperto, commenta in chiave europea gli esiti contraddittori dei risultati delle elezioni in Austria e del referendum in Italia

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Gregoire Lory, euronews:
Le urne hanno inviato un messaggio contraddittorio questo fine settimana: gli austriaci hanno eletto un presidente ambientalista e pro-europeo, mentre gli italiani hanno rifiutato la riforma costituzionale proposta dal Primo ministro italiano, il quale ha deciso di dimettersi.
E qui con noi per peparlarne André Sapir, ricercatore presso l’istituto Bruegel.
Con questi due scrutini e la vittoria del candidato ecologista in Austria si è evitato lo scenario peggiore?

André Sapir, Istituto Bruegel:
Assolutamente. Alcuni, tra cui il sottoscritto, temevano effettivamente che ci sarebbero stati due voti negativi: il voto in Austria ed il voto in Italia. Quindi l’esito del voto austriaco è stato un grande sollievo. In Italia, alla fine, il risultato ottenuto era piu prevedibile ma è stato comunque uno shock, anche se uno shock minore. E ne è una conferma il comportamento dei mercati finanziari, che non hanno reagito molto negativamente. Cio’ vuol dire che avevano anticipato abbastanza bene questo risultato.

Gregoire Lory, euronews:
Alla luce di questi risultati possiamo dire che la zona euro è entrata in una fase di incertezza?

André Sapir:
Direi di no per quanto riguarda l’Austria. Credo che sia il contrario, e quello che è successo in Austria conferma le discussioni delle ultime settimane riguardo alla Brexit. In un certo numero di paesi, come Paesi Bassi per esempio, o della Danimarca, dove c‘è molto euro-scetticismo, l’opinione pubblica è cambiata in qualche modo e non è pronta, anche se è scettica, ad andare fino a dove si è spinta l’opinione pubblica nel Regno Unito. L’Unione europea rimane un punto fermo per la popolazione, anche se a volte genera insoddisfazioni. Per quanto mi riguarda, devo dire che la novità importante – e spero che sia una una lezione per le future campagne – è quella di dire che l’Europa può essere al centro di una campagna e che può essere un fattore per la vittoria un’elezione. Il problema italiano non è legato ad Brexit, non è associato con questo tipo di sensazioni, ma è legato ad un malessere che esiste in Italia da anni. Un problema legato alla bassa crescita e di problemi non risolti all’interno di questo contesto di crescita debole.

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