Formazioni professionali per rifugiati: dall'Uganda un modello di integrazione

Formazioni professionali per rifugiati: dall'Uganda un modello di integrazione
Di Monica Pinna
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I rifugiati Sud-Sudanesi ospitati nei paesi vicini hanno superato la soglia di un milione a settembre. Quasi 250 mila Sud Sudanesi hanno abbandonato il Paese dallo scorso luglio. L'Uganda ospita olt

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L’Uganda è il principale Paese d’arrivo per i rifugiati Sud Sudanesi. Qui i profughi possono non soltanto spostarsi liberamente dentro e fuori dai campi, che in Uganda vengono chiamati insediamenti, ma anche lavorare. Un approccio che rende il Paese tra i più innovativi al mondo nella gestione della crisi dei rifugiati.

Fonte: UNHCRLe scuole professionali giocano un ruolo chiave. Nel centro di Nyumanzi, finanziato dall’Unione Europea e gestito dall’Ong Norwegian Refugee Council ad Adjumani, duecento rifugiati lavorano per crearsi un futuro.

Aid Zone UgandaIl corso di panetteria è tra i più richiesti con 40 studenti. Il responsabile della formazione, Jackson Aliga, ci spiega come sono organizzati corsi e quali sono le prospettive per i diplomati.

“Questa formazione dura sei mesi. Abbiamo 5 giorni di pratica alla settimana. Nel primo gruppo che ha terminato la formazione, composto da 31 persone, direi che il 50% ha già trovato un lavoro. Altri sono in trattativa.”

Bakery Course - Nyumanzi vocational training centre - NRC, EU Humanitarian AidYarkon è tra gli studenti del corso iniziato a luglio. E’ venuta ad Adjumani con i suoi quattro figli, ma anche con altri quattro bambini affidati a lei dalla famiglia del marito. Una situazione abbastanza comune.

“Vorrei lavorare – spiega Yarkon Alok – vorrei aprire una mia attività in modo da mantenere la mia famiglia con i miei guadagni”.

Formazioni ad hoc per l’inserimento nel mercato locale
Gli otto corsi disponibili al centro sono il risultato di un attento studio di mercato per produrre i profili che avranno più chances di trovare sbocchi lavorativi nella comunità locale, come spiega il responsabile locale dell’Ong norvegese che gestisce il centro, Hosana Adisu:

“Stiamo lavorando su come costruire legami tra i rifugiati e i mercati disponibili qui intorno. Finora abbiamo stabilito relazioni tra i diplomati e le istituzioni finanziarie in questa zona. Può trattarsi di istituti di micro-finanza, di risparmio e credito e banche”.

Carpentry Course - Nyumanzi vocational training centre - NRC, EU Humanitarian AidDa rifugiati a imprenditori

Ogni diplomato, o gruppo di diplomati, riceve una borsa in denaro e utensili per avviare l’attività. Contemporaneamente viene seguito per sei mesi. Daruka ha aperto il suo panificio nell’insediamento di Adjumani con altre tre diplomate. Oggi vende ai rifugiati ma anche nel mercato principale della cittadina.

“Dal momento in cui ho aperto questo panificio sono diventata indipendente economicamente – racconta Daruka Ayak. I miei figli hanno vestiti, scarpe e posso comprar loro qualcosa per la scuola se ne hanno bisogno. Le cose sono cambiate molto rispetto a quando sono arrivata dal Sud Sudan”.

L’ondata di arrivi dal Sud Sudan
Nuovi insediamenti stanno sorgendo rapidamente in questi ultimi mesi per rispondere all’aumento degli arrivi. I gruppi armati e gli scontri in Sud Sudan stanno spingendo sempre più persone a partire.

Abbiamo raggiunto il centro di prima accoglienza di Elegu, a poche centinaia di metri da uno dei principali passaggi di frontiera tra Sud Sudan e Uganda. I rifugiati raccontano di uccisioni sommarie, saccheggi, violenze di gruppo dall’altra parte del confine.

Colelction centre EleguGerald Edema lavora per il Governo ugandese per registarre i rifugiati al loro arrivo:
“Al momento riceviamo tra 100 e 180 persone al giorno, ma prima, intorno al 17-18 luglio, quando c‘è stato il picco di arrivi, ne arrivavano tra tre mila e quattro mila al giorno”.

I rifugiati restano un paio di giorni nei centri di prima accoglienza, ma l’afflusso massiccio sta allungando i tempi di attesa nei centri di transito, la tappa successiva prima di essere assegnati agli insediamenti. Ad Adjumani intere famiglie sono rimaste bloccate anche per due mesi invece della settimana normalmente prevista. Il rappresentante regionale dell’Ufficio europeo per gli Aiuti Umanitari, Quentin Le Gallo, ci spiega che la situazione sta mettendo a dura prova il sistema:

“Se la situazione continua così e se continueremo ad avere nuovi arrivi, il sistema dovrà essere adattato perché non basterà più.
-“Adattato in che modo?”
“Un esempio è l’assegnazione delle terre, più sono i rifugiati, più terra va distribuita”.
-“Quindi le parcelle si ridurrano?”.
“Sì le parcelle diventeranno più piccole”.

Ci sono circa trecento centri di formazione in Uganda. Insieme all’innovativa riforma per i rifugiati del 2006, sono uno dei pilastri dell’integrazione dei profughi nelle comunità locali.

Plumming Course - Nyumanzi vocational training centre - NRC, EU Humanitarian Aid

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