Presidenziali USA: gli Stati in bilico

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Di tutti i 50 stati Usa – e Washington DC – è sufficiente osservarne una manciata la notte delle elezioni per sapere chi sarà il prossimo presidente.

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Di tutti i 50 stati Usa – e Washington DC – è sufficiente osservarne una manciata la notte delle elezioni per sapere chi sarà il prossimo presidente. Questi vengono chiamati anche “battleground States” , ovvero gli Stati dove si gioca la partita finale, quelli che in cui da sempre il risultato è più incerto. E’ qui che i candidati investono gran parte della campagna elettorale. Negli altri, che rappresentano 418 dei 538 voti totali è più facile prevedere il vincitore.In palio rimangono quindi 120 seggi dei collegi elettorali di 9 Stati in tutto, e sono questi a determinare il verdetto finale.

FLORIDA – 29 voti elettorali

Il cosidetto “Sunshine State” è il campo decisivo di battaglia di queste elezioni. La ragione è puramente matematica. Se Hillary Clinton mantiene tutti gli Stati che da sempre hanno votato il partito democratico e si aggiudica la Florida sarà il nuovo presidente.

Per quanto riguarda Trump, può vincere in tutti gli Stati ma se lo stesso non succede il Florida, potrebbe perdere le elezioni.

La crescente comunità latina che rappresenta circa un quarto della popolazione dello Stato, è il vero ago della bilancia. I latinos da sempre hanno rappresentato un affidabile blocco elettorale per il partito repubblicano fino alla rielezione di George W. Bush nel 2004. Ma quando il partito repubblicano ha indurito la sua posizione in materia di immigrazione, i latinos hanno iniziato a virare verso i democratici. La nomina di Trump ha amplificato questo sposatmento a sinistra. I sondaggi indicano che la Clinton avrà un vantaggio di preferenze sui latinos con un margine di 3 a 1.

PENNSYLVANIA – 20 voti elettorali

Questo Stato ha perso diversi voti elettorali quale effetto dell’immigrazione e delle trasformazioni economiche. Ogni quattro anni, i Repubblicani avvertono le sirene di una possibile vittoria in Pennsylvania, per poi doversi confrontare con una dura realtà : in questo Stato vince il partito democratico in ogni elezione presidenziale dal 1992.

Le cose quest’anno non sembrano diverse. Hillary Clinton da metà luglio è avanti in qualsiasi sondaggio. Tuttavia, il programma in materia di economia protezionista di Donald Trump potrebbe riscuotere successo sia nella zona rurali che industriali della Pennsylvania. L’unica strada che Trump ha per vincere è quella di riuscire a fare presa su un certo tipo di elettorato bianco.

OHIO – 18 voti elettorali

E’ il principale degli “swing States” i cosidetti Stati in bilico, per il suo ruolo di capofila nel determinare l’esito delle elezioni. Dal 1944, solo una volta gli abitanti dell’Ohio si sono schierati con il candidato perdente, scegliendo Richard Nixon al posto di John F. Kennedy nel 1960. Quindi di solito, se si “vince in Ohio, si vince la presidenza. Quest’anno potrebbe essere diverso. Donald Trump ha avuto un vantaggio considerevole in questo Stato, fino agli inizi di Ottobre e può sempre vincere qui, ma potrebbe non essere sufficiente per portarlo alla Casa Bianca, dal momento che le mappa generale delle preferenze elettorali è a suo sfavore.

Per il candidato repubblicano la vittoria in Ohio è molto importante. Una vittoria in questo Stato, potrebbe significare la vittoria delle elezioni, ma Trump ha di fronte due grossi ostacoli da superare: è in conflitto con gran parte del partito repubblicano, incluso il governatore John Kasich che si è rifiutato di sostenerlo. Due, qui il gioco della Clinton è migliore concentrandosi sulle aree urbane ricche di voti dell’Ohio, le tre “C”: Cleveland, Columbus e Cincinnati.La vittoria di Clinton dipende dall’alta affluenza degli elettori soprattutto tra le minoranze e le donne per compensare lo schiacciante vantaggio di Trump tra i maschi bianchi.

NORTH CAROLINA – 15 voti elettorali

Come molti altri Stati del sud, il North Carolina ha votato quasi esclusivamente per il partito repubblicano dal 1968. Questa è stata una reazione al disagio dell’elettorato bianco conservatore nei confronti dell’approvazione della legge sui diritti civili della metà degli anni ’60, che è stata sfruttata ai fini della cosidetta “strategia per il sud”, da parte del partito repubblicano. Le uniche eccezioni sono state la vittoria di Jimmy Carter nel 1976 e la vittoria di Barack Obama nel 2008. In quell’anno, Obama ha sconfitto John McCain di circa 14.000 voti su un totale di 4,3 milioni. E ‘stata la seconda sfida, dietro il Missouri, con il margine più ristretto. Nel 2012, in North Carolina è accaduta la stessa cosa (questa volta dietro Florida): Mitt Romney ha battuto Obama con una differenza del 2% di voti.

Stando ai sondaggi, la battaglia in questo Stato è un duro testa a testa tra i due candidati. Nei risultati di inizio ottobre la Clinton si è guadagnata un leggero vantaggio su Trump. La North Carolina è stata toccata da profonde trasformazioni a livello sociale ed economico. Di conseguenza la popolazione è molto cambiata: qui si sono trasferiti i“colletti bianchi” altamente qualificati oltre alla rapida crescita della popolazione ispanica. Questo è ciò che rende lo Stato una realtà molto competitiva in queste elezioni.

VIRGINIA – 13 collegi elettorali

La Virginia, Stato a maggioranza repubblicana dal 1952 al 2004, è una delle tredici colonie orginarie e il luogo di nascita di quattro dei primi cinque Presidenti americani.Il 2008 ha rappresentato l’anno del cambiamento. Le rapide trasformazioni demografiche, hanno contribuito alla vittoria di Barack Obama su John McCain, con una percentuale di 53% a 46%. Nel 2012 Obama ha vinto una seconda volta, battendo Mitt Romney.

Non soltanto qui Obama ha vinto due volte, ma anche il governatore e i due senatori sono democratici. Il panorama politico della Virgina è cambiato molto negli ultimi anni. La repubblicana “Old Virginia”, rurale, religiosa, a maggioranza bianca appartenente alla “working class”, ha lasciato spazio alla “New Virginia” abitata principalmente nelle aree urbane e più variegata nella composizione sociale.

COLORADO – 9 voti elettorali.

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Sebbene circondato da Stati repubblicani “rossi” (fatta eccezione per il New Mexico a sud) e nonostante il fatto che qui abbia vinto il partito repubblicano, in tutte eccetto tre elezioni, il Colorado è considerato un “battleground State” a causa dei cambiamenti demografici e ill carattere indipendente dell’elettorato.

IOWA – 6 voti elettorali.

Qui il partito democratico ha vinto in 5 delle ultime 6 elezioni. Nel 2012, Barack Obama proprio in Iowa, ha vinto su Mitt Romney con un margine del 52% contro il 46% dell’avversario.Tuttavia, prima del 1988, lo Stato ha votato in gran parte per il partito repubblicano. In queste elezioni Trump potrebbe strappare l’Iowa ai Democratici, avendo mantenuto il vantaggio sulla Clinton, raggiungendo 5 punti di differenza prima del dibattito del 26 settembre.

NEVADA – 6 voti elettorali

Anche se qui i Repubblicani hanno dominato dalla fine degli anni ’60 alla fine degli anni ’80, l’aumento della popolazione, colloca il Nevada nella categoria degli Stati dove la partita si gioca fino all’ultimo voto. Più del 40% della popolazione appartiene alle minoranze, principalmente i latinos e gli americani asiatici. Entrambi i gruppi sono culturalmente conservatori e in teoria, ricettivi ai principi repubblicani. Ma i duri commenti di Donald Trump sui latinos e la sua dura presa di posizione sull’ immigrazione hanno generato molta paura e rabbia all’interno delle minoranze.

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NEW HAMPSHIRE – 4 voti elettorali

Nonostante sia circondato dagli Stati “blu” a maggioranza democratica, come il New England, la natura indipendente degli elettori del New Hampshire porta questo Stato ad essere considerato uno degli Stati in bilico nella maggior parte dei cicli elettorali. Lo Stato, un tempo repubblicano, ha votato per il partito democratico in cinque delle ultime sei elezioni. Nel 2000, però, il democratico Al Gore perse di soli 7.000 voti contro il repubblicano George W. Bush. Nel 2012, Barack Obama ha vinto con un margine di circa il 5,5% rispetto a Mitt Romney.

Quest’anno, Donald Trump sembra essere in vantaggio. Ha ottenuto una grande vittoria nelle primarie a febbraio, mentre sul versante democratico Hillary Clinton è stata sconfitta da Bernie Sanders il senatore del vicino Vermont . Solo il 4% degli elettori del New Hampshire rappresenta le minoranze a base democratica. Più della metà dei probabili elettori è composta per la maggior parte da bianchi che non hanno istruzione universitaria, tra i più alti tassi nel paese per un gruppo che tende a favorire Trump. Il risultato finale è nelle mani del numero effettivo degli elettori indipendenti, circa il 40% dell’elettorato che deciderà se favorire Trump o Clinton.

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