Sperimentazione animale? No, grazie. I nuovi metodi sono più affidabili

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Di Euronews
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Superare la ricerca animale.

Superare la ricerca animale. Un obiettivo che risponde anche a esigenze di qualità

All’Università del Lussemburgo , la ricostruzione di tessuti del cervello umano a partire da cellule staminali serve qui un preciso obiettivo: lo sviluppo di nuovi approcci, che permettano l’elaborazione di terapie alternative contro il morbo di Parkinson. Le potenzialità di queste ricerche, ne consentono però l’applicazione anche in tutt’altri ambiti.

A spiegarcelo è Jens Schwamborn, biologo specializzato nella ricerca sulle cellule staminali.
“La nostra speranza – ci dice – è che questi approcci – basati su cellule staminali umane, in buona parte addirittura degli stessi pazienti e quindi specifiche al paziente e alla malattia – possano rimpiazzare la sperimentazione animale. Una serie di elementi provano che questi sistemi rappresentano il processo patologico in maniera molto più fedele dei modelli basati sulla sperimentazione animale. Non si tratterebbe quindi soltanto di evitarla, ma di compiere un vero passo avanti verso migliori risultati”.

Il Joint Reseatch Center di Ispra: dove si validano e omologano i metodi alternativi

Università del Lussemburgo e altri centri di ricerca europei stanno lavorando allo sviluppo di tecniche volte a limitare – se non addirittura a eliminare – la sperimentazione sugli animali. I metodi sperimentati convergono poi al Centro comune di ricerca di Ispra, in provincia di Varese: parte della rete europea del Joint Research Center, questo istituto si occupa di validarli e omologarli.

Il Joint Research Center di Ispra ospita dal 2011 il laboratorio di riferimento dell’Unione Europea per lo studio di metodi alternativi alla sperimentazione animale. Dalla stessa data ha anche assunto i compiti di validazione, che dal 1991 incombevano all’ECVAM (European Centre for the Validation of Alternative Methods), il Centro europeo per la validazione dei metodi alternativi.

Compiti e architettura del Centro comune di ricerca, in un comunicato dell’Unione Europea

Tra le verifiche compiute, ci spiega la biologa Francesca Pistollato, quelle sulle cellule cerebrali in vitro.
“Attraverso esperimenti di questo genere – ci spiega – è possibile capire come queste cellule funzionano, come i neuroni esprimono la loro attività elettrica, misurare l’effetto dell’attività elettrica di sostanze tossiche come i pesticidi, sostanze contaminanti ambientali, erbicidi, che hanno una nota azione neurotossica, e capire, in vitro, attraverso sistemi basati su cellule umane, come questi meccanismi di azione avvengono. Questo rappresenta un modello alternativo all’utilizzo degli animali per la neurotossicologia”.

Validare e non solo. Il Joint Research Center e gli sforzi di coordinamento

Oltre agli studi di validazione, il Joint Research Center di Ispra promuove la ricerca su sperimentazioni alternative a quelle sugli animali, ne facilita l’adozione e le archivia in appositi database. Al termine degli esami condotti sui metodi alternativi che gli vengono sottoposti, l’istituto formula inoltre delle raccomandazioni sulla loro validità e applicabilità scientifica ed emette dei pareri in merito, fra l’altro, a una loro integrazione sul piano normativo o a possibili sviluppi della ricerca.

“Ciò che è molto importante – ci spiega Maurice Whelan, bioingegnere al Joint Research Centre di Ispra – è ovviamente il dialogo fra i diversi soggetti. Assicurarsi cioè che vi siano scambi fruttuosi su come garantire allo stesso tempo qualità e affidabilità di questi metodi alternativi, senza che ciò questo metta un freno all’innovazione”.

Sui cosmetici, i test alternativi permettono più precisione e affidabilità della sperimentazione animale

Fra gli studi in corso alla Integrated Biobank of Luxemburg, uno testa gli eventuali effetti irritanti di nuovi cosmetici su della bio-pelle umana artificiale, invece che su dei conigli.

Bart De Wever è amministratore delegato di Atera, una società specializzata in ingegneria dei tessuti al servizio della ricerca. “La pelle di coniglio è molto diversa da quella umana – ci dice -. Visto che siamo ormai in grado di imitare la pelle umana in laboratorio, i risultati sono molto più interessanti. Paragonandoli a quelli dei test sugli animali, ci si rende conto che il nostro modello è più affidabile, molto più ripetibile e, probabilmente, anche meno costoso”.

“Sostituire la sperimentazione animale? Solo una questione di tempo

Se limitazioni legislative e movimenti d’opinione stanno alimentando la domanda di metodi alternativi, l’interrogativo è se potranno rimpiazzare la sperimentazione animale.

“Sono profondamente convinto che la domanda non sia ‘se’, ma ‘quando’ – torna a dirci Maurice Whelan dal Joint Research Center -. Stiamo facendo ottimi progressi su diversi fronti. Molto resta però ancora da fare. Queste nuove tecnologie non costituiscono solo un’alternativa alla sperimentazione animale. Sono nuovi strumenti in grado di affrontare la ricerca con un approccio del tutto nuovo”.

In un’interessante intervista de La Stampa alla biologa molecolare Candida Nastrucci il punto sulla sperimentazione alternativa a quella animale”.

La rivoluzione è insomma in corso, ma i metodi alternativi alla sperimentazione animale già validati restano al momento ancora pochissimi.

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