Un passaporto per il "post-Brexit"

Un passaporto per il "post-Brexit"
Di Hans von der Brelie
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Il dopo Brexit: un'opportunità o un grande problema? Visto, lavoro, pensioni: quali sono le reali conseguenze dentro e fuori dalla Gran Bretagna?

*Passaporto, visto, lavoro, pensioni: quali sono le reali conseguenze del dopo Brexit?*

Ci troviamo a King Street, un quartiere del centro di Londra dove vivono molti polacchi. In questo negozietto di alimentari ogni giorni arrivano dalla Polonia prodotti freschi. Dopo il referendum e la vittoria del “Leave”, alcuni inglesi hanno fatto irruzione intimando ai proprietari di lasciare il Paese. Da qual giorno la polizia sorveglia la zona contro possibili atti di vandalismo. Inoltre Izabela, la proprietaria, dopo Brexit, ha dovuto mettere mano ai prezzi dei prodotti, aumentando il costo di alcune delizie. La sterlina è ai minini anche se i dati macro-economici pubblicati dopo il voto appaiono abbastanza positivi. Che succede realmente?

“Non è molto bello stare qui, abbiamo la sensazione che i britannici non ci vogliano, è una situazione strana. A volte abbiamo anche paura. Non è divertente. Alcuni dei nostri clienti, molti dell’alta borghesia, hanno votato a favore di Brexit, volevano lasciare l’Unione europea, perché non volevano gli immigrati qui. Poco dopo il voto però cercavano una donna delle pulizie polacca o qualcuno che accudisse i figli. Allora io mi chiedo: se non ci volete qui perché poi fate tutto questo? Si tratta di una questione si senso comune forse”, ci racconta Izabela Pluszczok proprietaria del “Polish Deli”.

Inflazione e incertezze, le conseguenze della Brexit per immigrati e inglesi

Dopo Brexit sono aumentati gli atti di vandalismo specie contro i cittadini polacchi. Izabela non vuole il passaporto britannico e se la situazione dovesse peggiorare allora potrebbe anche trasferirsi in un altro paese dell’Unione Europea o tornare a casa. La domanda è: cosa faranno ora i circa 800 mila polacchi che vivono nel Regno Unito?”

Two Polish men were attacked in Harlow just hours after a murdered man's vigil https://t.co/wBD68Wzj8s

— Migrant Voice (@MigrantVoiceUK) 4 septembre 2016

Quando la Polonia ha aderito all’Unione europea, il governo britannico non ha imposto alcun periodo di transizione per i migranti polacchi. A Lewisham, un quartiere a sud-est di Londra, incontriamo Monika Nawrot, un’impiegata polacca residente a Londra dal 2005. Lei ha deciso: vuole a tutti i costi ottenere il passaporto britannico e il prima possibile. Ogni giorno Monika studia inglese per essere madrelingua e legge tutto quello che riguarda la cultura del Regno Unito. Vuole essere una britannica doc. Certo dopo il referendum non sarà così facile. “La situazione mi preoccupa un po’ a causa dell’incertezza su quello che potrebbe succedere. Sarò autorizzata a rimanere? Ho un mutuo da pagare. Sarò costretta a vendere l’appartamento e andare via dal Paese? Non so nulla”, ci dice Monika Wanda Nawrot.

Incertezza. Questo è quello che provano molti stranieri residenti nel Regno Unito. Per ottenere la cittadinanza bisogna avere tutte le carte in regola e compilare montagne di documenti. “Devo scrivere esattamente quando sono andata in vacanza in Spagna, Italia, non posso sbagliare le date, ho bisogno di ricordarmi tutto e trovare i giorni esatti. Poi ovviamente ho bisogno anche di trovare tutti i miei documenti sulla dichiarazione dei redditi, le buste-paga, e i contratti di lavoro”, prosegue Monika Wanda Nawrod.

Insiders: After Brexit - Part 1Diritti e doveri nel dopo-Brexit

Per capire meglio come muoversi, incontriamo “Pawel Wargan:https://twitter.com/polesforeurope un avvocato londinese con radici polacche. Il giorno dopo il referendum ha aperto un servizio di assistenza in otto lingue. Gli europei che vivono in Gran Bretagna possono denunciare episodi di razzismo o ricevere consigli sulle problematiche relative al loro status giuridico. Il suo motto è: aggiornarsi sulle leggi e non perdesi d’animo. “La premier Theresa May chiede una riforma della libera circolazione comunitaria per rafforzare la sua posizione contrattuale con l’UE e per creare ulteriore incertezza. Vorrei poter dire a una famiglia che vive qui da dieci anni che sarà loro permesso di restare; alla fine credo che sarà così perché circa un milione di britannici che vivono in Europa vogliono gli stessi diritti. E’ nell’interesse dell’UE e della Gran Bretagna garantire questi diritti, anche se per ora non c‘è la certezza assoluta”, ci racconta Pawel Wargan, co-fondatore di Immigrants’ Helpline.

Thinking of becoming a UK citizen? Our guide on the application process can help! https://t.co/q8KP5kvn8xpic.twitter.com/DmRi4ezMKe

— Immigrants' Helpline (@immigrants_help) 12 septembre 2016

Frances Shipsey ha passato due ore sui mezzi per poter tornare a casa dopo una lunga giornata di lavoro. Lei è nata qui a Londra e ha da sempre un passaporto britannico. Ma presto otterrà anche una seconda nazionalità. Perchè la Brexit non fa paura solo a polacchi, tedeschi, rumeni, italiani o francesi ma anche agli inglesi stessi.

“Molti miei amici volevano andare a vivere e studiare in Europa per un anno. Ma ora ci hanno ripensato perché potrebbe essere troppo costoso o troppo difficile”, ci fa notare Fiona Shipsey. “Avevamo ottenuto la Tessera Sanitaria Europea da portare in vacanza e per fortuna l’abbiamo ancora perché siamo ancora nella UE. Questo è uno dei motivi che mi spinge a richiedere un passaporto irlandese, così posso restare cittadina europea e avere i benefici del passaporto europeo”, prosegue la madre.

Martin, il marito è scozzese. E si sa che la Scozia vuole restare nella UE. La famiglia Shipsey potrebbe finire l’avere tre passaporti: britannico, scozzese e irlandese. “Ho parlato con i miei amici a scuola sulla situazione Brexit e non sono molto contenti. Ci siamo resi conto che abbiamo fatto affidamento sull’Unione europea e non ci piace che ora siano stati rotti legami o connessioni con altri paesi”, racconta Fiona. “Io non mi sento irlandese. Sono stata in Irlanda solo una volta nella mia vita, io sono e mi sento londinese. Ma è bello avere questa relazione tramite voi e i miei nonni, è rassicurante sapere di poter restare una cittadina europea.”

In Francia è meglio

Dalla Gran Bretagna ci spostiamo in Francia. Perché il problema è: cosa può accadere anche ai britannici residente all’estero dopo Brexit:?

A Lione incontriamo Dave Eales, il proprietario del famoso pub The Smoking Dog. Lui ha deciso di richiedere il passaporto francese. Ci invita nel suo appartamento. Ha compilato tutti i moduli e ha quasi finito con le procedure amministrative e legali necessarie. Lui da anni è un imprenditore britannico con sede fiscale in Francia. Dopo Brexit le sue idee sono ancora più chiare. “Io ho deciso subito dopo il risultato su Brexit: facciamo tutto il lavoro d’ufficio necessario e vediamo che cosa succede ho pensato, anche per i miei tre figli. Anche mia moglie è britannica, e ha fatto la stessa richiesta. I vantaggi sono solo per la mia attività qui in Francia, non voglio vivere con l’ansia di essere straniero”, ci racconta Dave Eales.

“The Smoking Dog” non è solo un pub – è un locale molto conosciuto a Lione da chi vuole socializzare. Si ritrovano italiani, portoghesi, tedeschi, spagnoli e tanti altri cittadini europei e non. Ora per Dave e per molti altri britannici residenti all’estero o nel loro Paese dopo Brexit è tempo di guardare al futuro.

Insiders: After Brexit - Part 2

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