La Norvegia contro Facebook. Oslo costringe il social a cambiare politica fotografica

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Di Alberto De Filippis
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La foto della bambina vietnamita in fuga, nuda e bruciata dal napalm dopo un bombardamento aereo nel 1972 sul suo villaggio cambia per la seconda volta la…

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La foto della bambina vietnamita in fuga, nuda e bruciata dal napalm dopo un bombardamento aereo nel 1972 sul suo villaggio cambia per la seconda volta la storia.

L’immagine, diventata simbolo dell’orrore della guerra, ha costretto Facebook a rivedere la sua politica sulle immagini di nudi. Il gruppo di Palo Alto aveva in un primo momento censurato la foto, in quanto contravveniva alle regole sulla pedofilia e la pornografia. Ma poi ha fatto retromarcia, dopo la bufera scoppiata sulla rete.

Lo scrittore norvegese Tom Egeland aveva pubblicato sul suo profilo la foto. Si è visto prima annullare l’immagine e poi sospendere da Facebook. Secondo il caporedattore del quotidiano Aftenposten: “È una china pericolosa per il futuro dei media, ma bisognerà vedere che cosa ne scaturirà”.

Persino il premier norvegese è intervenuta: “Gli under 30 s’informano per il 90% sui social media. Se qualcuno inizia a decidere cosa sia giusto o meno, cosa si possa vedere o meno, perderemmo qualcosa d’importante per la società e la comunità”.

Facebook ha fatto marcia indietro e ha chiesto scusa. Il suo comportamento ha fatto però tornare alla mente altre censure su foto considerate scomode dal potere. E questa per un social media non sembra essere la migliore pubblicità possibile.

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