Brexit, Parlamento discute petizione su nuovo voto. Ma governo scarta l'ipotesi

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Un dibattito inutile ma necessario.

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Un dibattito inutile ma necessario. A due mesi e mezzo dal voto che ha sancito la volontà del Regno Unito di uscire dall’Unione Europea, il Parlamento di Westminster ha discusso la petizione che chiede di tenere un secondo referendum.

Il governo tuttavia ha già scartato questa ipotesi. Ma ad ogni petizione che abbia ottenuto almeno 100.000 firme deve seguire un dibattito in aula. E qui le firme sono state 4 milioni e 100.000.

“Dopo due mesi e mezzo non sappiamo ancora di preciso che cosa significhi la Brexit e viviamo nell’incertezza. Ecco il perchè di questa petizione. Non sappiamo che forma assumerà la Brexit, nè se e quando possa avvenire” ha detto il laburista David Lammy.

Dal 23 giugno ad oggi intanto si continua a navigare a vista rispetto ai possibili scenari. I conservatori però hanno ben chiara una cosa:

“Credo che ci dobbiamo tutti quanti porre la domanda del perchè una parte significativa del sostegno alla campagna pro-Brexit sia stato un grido di frustrazione nei confronti della nostra democrazia. E non riesco a pensare a nulla di più pericoloso, a nulla di più deleterio che noi, qui dentro, affermiamo di non voler ascoltare, ci chiudiamo le orecchie e ci rifiutiamo di rispettare una decisione del genere” ha affermato in aula il conservatore John Penrose.

Di fatto, ad oggi il Premier conservatore britannico Theresa May non ha ancora invocato l’Articolo 50 del trattato di Lisbona, quello necessario ad avviare le trattative per l’uscita dall’Ue.

Gli unici con le idee chiare sembrano gli scozzesi. “La Scozia deve controllare il proprio destino” ha detto la Premier Nicola Sturgeon, che punta chiaramente ad un nuovo dibattito sull’indipendenza di Ediburgo. Al referendum del 23 giugno scorso la Scozia ha votato in massa per restare in seno all’Unione Europea e la Brexit è vista dalla Scozia come una chiara minaccia all’economia e ai diritti garantiti da Bruxelles. Nel 2014 i nazionalisti avevano perso la consultazione popolare: 55,3% per gli unionisti, 44,7% per gli indipendentisti.

Al referendum del 23 giugno sulla Brexit, dopo il quale il Primo Ministro David Cameron ha rassegnato le dimissioni, hanno partecipato il 72% degli aventi diritto di voto. Il sì ha vinto con il 52% delle preferenze.

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