La Spagna ancora senza governo

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Mariano Rajoy non ce l’ha fatta neanche alla seconda votazione.

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Mariano Rajoy non ce l’ha fatta neanche alla seconda votazione.

Come era stato ampiamente previsto, il leader del Partito Popolare spagnolo non ha ottenuto la maggioranza in parlamento per permettergli di formare un nuovo esecutivo: 180 i voti contrari, solo 170 quelli favorevoli.
Stesso esito il 31 agosto scorso.
A bloccare è il Paritito socialista di Pedro Sanchez che non ha alcuna intenzione di scendere a compromesso con i popolari, anche a costo di andare alle urne per la terza volta in un anno.

Si tratta di una situazione complicata e che non ha precedenti in Spagna, come spiega ai microfoni di euronews il politiologo Fernando Vallespín.

“Si apre una nuova fase che potrebbe durare al massimo 2 mesi perché le forze arrivino a un accordo politico distinto rispetto a quello raggiunto da Rajoy.
Il leader dell’opposizione socialista, Padro Sanchez, i socialisti di fatto, possono facilitare il compito presentando un candidato, lo stesso Rajoy può farlo se ritiene di essere in grado di avere la maggioranza”.

E comunque non accadrà niente prima del 25 settembre, data delle regionali in Galizia e Paese Basco.
L’esito delle regionali potrebbe aiutare a superare lo stallo.

“Le regionali in Galizia e Paesi Baschi renderanno difficile un accordo tra i partiti prima del tempo dovuto, prima che si tengano le elezioni. Sono elezioni importanti, in Galizia il Pp è dominante mentre nei Paese Basco ha una forte presenza il partito Podemos e i nazionalisti baschi”.

Al potere dal 2011, Mariano Rajoy non intende cedere il passo, il problema è che non riesce neppure a avere una maggioranza. Perché?

“Il Pp è l’unica fomazione del sistema partitico spagnolo che non si è rinnovata dopo la crisi politica spagnola, crisi dovuta alla crisi economica.
Rajoy è il leader di un partito che ha molti politici sotto inchiesta per corruzione, cosa che non lo aiuta e non riesce pertanto a arrivare a compromesso”.

L’irruzione in parlamento di due nuove formazioni nel dicembre scorso ha messo fine al bipartitismo in Spagna, anche se Psoe e Pp restano i veri arbitri della politica in Spagna.

“La sola cosa che possa portare a uno sblocco è che i popolari rinuncino a Rajoy, condizione cui non vuole sottostare il partito popolare, non ho alcun dubbio. Per cui non c‘è modo che Rajoy ottenga l’investitura parlamentare”.

“E i socialisti, anche volendo formare un esecutivo con Podemos, non hanno i numeri per ottenere la maggioranza. Per cui ci troviamo in una situazione d’impasse”.

Per evitare questa situazione, l’Italia ha previsto un premio di maggioranza e in Francia si ha un doppio turno. È possibile pensare a una riforma anche in Spagna?

“La riforma del sistema elettorale in Spagna segue un’altra via, la maggioranza delle forze politiche vorrebbere un sistema che favorisca ancora di più il sistema proporzionale. Bisognerà pensare a una cultura di alleanze che non esiste in ambito nazionale ma al momento solo in ambito locale. E ancora bisognerà favorire questa cultura di alleanze e adattare la nostra vita politica alle nuove condizioni sociali che hanno portato a questa impasse”.

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