Scegliere l'eutanasia contro la morte

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Di Euronews
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Dopo aver combattuto per un anno contro un cancro, il giornalista e scrittore greco Alexandros Velios, ha deciso di recarsi a Zurigo dove viene pratica…

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Dopo aver combattuto per un anno contro un cancro, il giornalista e scrittore greco Alexandros Velios, ha deciso di recarsi a Zurigo dove viene pratica l’eutanasia.

“Le mie forze si sono notevolmente ridotte, mi sento stanco, ho l’impressione che la parabola discendente sia iniziata”.

Velios è convinto che non gli restino più di 100 giorni da vivere e non vuole finirli intubato su un letto d’ospedale, irriconoscibile anche agli amici più cari.

In Grecia l’eutanasia è illegale, come in molti altri Paesi europei e non solo.

Velios sapeva che in Svizzera, il suicidio assistito è regolamentato da un quadro di norme molto severe e che a differenza di Belgio, Olanda e Lussemburgo, la sua pratica è aperta anche ai non residenti.

La sola idea di potervi ricorrere l’ha sollevato:

“Mi sarei disperato all’idea di rimaner vittima del mio corpo che mi aveva tradito”.

L’eutanasia in Grecia

In Grecia l’eutanasia non è contemplata e anzi sanzionata penalmente alla stregua di un omicidio.

Alexandros Velios ha voluto rendere pubblica la sua storia per dare un forte contributo al dibattito pubblico.

“Molti Paesi in Europa sono indietro di secoli su questo tema. Una spiegazione è la religione, come il cattolicesimo, che oppone una forte resistenza. Ci si rifiuta di concedere il diritto a una persona di scegliere sulla propria morte, perché una volta ottenuto questo si pretenderà molto di più in vita”.

Velios rivendica il diritto di scegliere di morire piuttosto che essere costretto in un letto mantenuto in vita da tubi.

Le reazioni dei familiari e della famigliaVelios dice a euronews che i suoi cari hanno raggiunto una certa serenità. Parla soprattutto del figlio di 20 anni, cui lascia i suoi scritti, i suoi libri, “con cui potrà parlare”.

La figlia, invece, ha appena sei anni e mezzo e non capisce cosa sta succedendo.

“È per lei – dichiara il giornalista – che voglio essere sepolto, perché possa venire a trovare il suo papà. Altrimenti avrei preferito essere cremato e disperdere le mie ceneri al vento”.

Nessuno dei familiari, nessuno degli amici però ha cercato di influenzarlo e di farlo desistere da questa decisione.

Alexandros Velios ha scritto un libro sulla sua storia, che gli è servito come psicoterapia, e che spera contribuisca a far avanzare il dibattito pubblico.

L’eutanasia in Svizzera

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Le cliniche elvetiche specializzate nella dolce morte sono cinque e si trovano a Basilea, Berna, Ginevra e due a Zurigo.

L’eutanasia non è praticata gratuitamente, costa fino a 13 mila eurouro.

Prima di avere il beneplacito della clinica bisogna superare un test, ci sono colloqui con psicologi che solo il 40% degli aspiranti all’eutanasia supera.

Requisito imprescindibile è che il paziente sia affetto da un male inguaribile, irreversibile e clinicamente accertato.

I medici svizzeri in ogni caso cercano di far desistere il paziente fino alla fine.

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“Leggi anche questo”: http://www.lettera43.it/cronaca/eutanasia-la-morte-a-pagamento-nelle-cliniche-elvetiche_4367591620.htm

Eutanasia in Italia

In Italia dopo annosi dibattiti e numerosi rinvii nel marzo scorso le commissioni Affari sociali e Giustizia della Camera si sono riunite per esaminari i testi depositati negli ultimi due anni, da quello di iniziativa popolare, sottoscritto da centomila cittadini a quello di Si.

L’obiettivo è arrivare, prima della fine della legislatura, nel 2018, all’approvazione del provvedimento.

Dopo i casi di accanimento terapeutico come quello di Eluana Englaro, Giovanni Nuvoli, Luca Coscioni e Piergiorgio Welby, in Italia il movimento d’opinione a favore di una regolamentazione dell’eutanasia è andato crescendo.

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Non si hanno dati sugli italiani, sugli esuli del suicidio, che si recano in Svizzera per trovare la dolce morte, si può fare una stima, sarebbero almeno 200 ogni anno gli aspiranti suicidi che varcano il confine svizzero.

A fine 2015Marco Cappato si è autodenunciato ai carabinieri di Roma: «Ho aiutato Dominique Velati ad andare in Svizzera, le ho pagato il biglietto del treno». L’esponente radicale aggiunge: «La parola eutanasia non figura nel nostro codice penale, eppure la morte è buona, cioè meno cattiva, solo se posso sceglierne le modalità».

La scelta di Dominique Velati

“Guarda il video”: https://www.youtube.com/watch?v=Di2uGGSYBpc

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