Su Hinkley Point Londra prende tempo e gela Parigi. Rinviata la firma

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Di Diego Giuliani
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Perplessità britanniche sul contributo di Londra al progetto. L'intenzione sarebbe di rinegoziarne l'entità

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Londra gela gli entusiasmi di Parigi sul progetto della centrale nucleare di Hinkley Point. All’indomani del via libera della francese EDF al faraonico investimento da ventuno miliardi e mezzo di euro, il governo britannico ha fatto sapere di voler prendere tempo per esaminare il progetto e posticipare così all’autunno la firma che era attesa già per questo venerdì.

Reactions to #HinkleyPoint delay from @tomjgreatrex Energy Analyst at @ECIU_UK and more https://t.co/aIxmZS7O4vpic.twitter.com/qDImwTtT1y

— Energy Live News (@EnergyLiveNews) 29 luglio 2016

L’industria nucleare britannica: “Delusi ma non troppo”

Agrodolce la reazione della Nuclear Industry Association britannica, che per bocca del suo numero uno parla di amarezza, mista a ottimismo per l’impegno a lungo termine assunto dal governo.

“Certo ci amareggia un po’ che il contratto non sarà firmato subito – dice Tom Greatrex -. Ci rassicura però il fatto che il Ministro dell’Energia Greg Clark abbia già detto chiaramente che il nucleare di nuova generazione contribuirà all’offerta energetica del Regno Unito di domani”.

Qui il punto sulle reazioni all’annuncio di Londra, nell’analisi della Nuclear Industry Association

Furia laburista sul governo: “Agli investitori danno l’immagine di un governo in confusione”

Tories in chaos over #HinkleyPoint. After negotiating bad deal for billpayers, May's shambolic move risks investment, jobs & energy security

— Barry Gardiner (@BarryGardiner) 29 luglio 2016

In base alle previsioni di Londra, la fornitura energetica di Hinkley Point dovrebbe contribuire a compensare la chiusura delle centrali a carbone, che il Regno Unito si è impegnata a realizzare per il 2025. L’annuncio del neoministro per l’Energia Greg Clark di voler posticipare la firma del contratto si attira nel Regno Unito le critiche dell’opposizione. Fra i più duri il Ministro ombra Barry Gardiner, che parla di “Tories in confusione” e mette in guardia dal messaggio che gli investitori potranno desumere dal messaggio di Londra.

“Ritengo che agli occhi degli investitori ci faccia apparire come caotici e contraddittori – dice -. L’immagine che diamo è quella di un governo che in merito a infrastrutture e grandi opere non sa quello che fa”.

Il Cda di EDF si era spaccato sull’impatto dei costi sul già forte indebitamento della compagnia. Da parte britannica, i dubbi si concentrano sull’entità del contributo che Londra si impegnerebbe a versare per i primi 35 anni di attività. In questo Tweet le critiche in proposito di Barry Gardiner.

Government said they'd promised £6billion of your money to EDF for #Hinkley nuclear power
But now admit you'll have to pay £30billion
Oops!

— Barry Gardiner (@BarryGardiner) 28 luglio 2016

Addio all’entusiasmo di Cameron. Con Theresa May è cambiato tutto

Tra i punti che alimentano lo scetticismo britannico, secondo diversi esperti, anche la partecipazione della Cina, che interviene per un terzo degli investimenti, e le evoluzioni intervenute sul mercato dell’energia nel corso degli ultimi anni.

The background on Britain's decision to delay a new nuclear plant, leaving France stunned https://t.co/RZYTJSaUj3pic.twitter.com/BMzzoy3JN2

— Bloomberg (@business) 29 luglio 2016

I principali nodi all’origine dello scetticismo britannico in un’analisi di Bloomberg

Decisivo in merito al voltafaccia di Londra si è poi rivelato, dopo il referendum sulla Brexit, il cambio al timone di Downing Street. Se Cameron si era infatti dimostrato un fervente sostenitore del progetto, Theresa May ha invece lasciato intendere un approccio decisamente più distaccato.

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